
Il barone di Münchausen
Münchausen
Durata
110
Formato
Regista
Le avventure del barone di Münchausen (Hans Albers) raccontate da lui stesso: tra fughe d’amore e patti magici, viaggi su palle di cannone e incontri con bizzarri seleniti.
Film fortemente voluto dal ministro della propaganda Goebbels in onore dei venticinque anni di attività dello studio di produzione UFA. Per distogliere l’attenzione dalla recente disfatta di Stalingrado, il ministro puntò su un soggetto che esulasse da argomenti cocenti e contemporanei. Se a questo aggiungiamo anche una sceneggiatura scritta da Erich Kästner, autore antinazista cui libri per ragazzi erano stati fatti bruciare dal regime, il risultato è un film sul quale non pesa l’ingombrante (e ripugnante) ideologia nazifascista. È anzi pura avventura immaginifica, un divertissement in grande stile retto da una produzione che non ha badato a spese: scenografie e costumi sono ricchissimi di dettagli e non mancano effetti speciali all’avanguardia che continuano in massima parte a reggere la prova del tempo. All’invenzione visiva, che regala molti momenti esilaranti, si aggiungono anche dei dialoghi frizzanti e ugualmente brillanti. Personaggi e situazioni grotteschi e surreali danno un’immagina cartoonesca del mondo visto e vissuto dal barone, sebbene il finale, in maniera inaspettata ma efficace, riporti i piedi a terra con una certa realistica malinconia e il protagonista rinunci alla sua eterna giovinezza per amore. Ciò non toglie afflato magico alle avventure precedentemente narrate, ma anzi le celebra nella loro irripetibilità. La pellicola riesce ancora ad affascinare e incantare: davvero non si può chiedere di meglio a un progetto di questo tipo.
Film fortemente voluto dal ministro della propaganda Goebbels in onore dei venticinque anni di attività dello studio di produzione UFA. Per distogliere l’attenzione dalla recente disfatta di Stalingrado, il ministro puntò su un soggetto che esulasse da argomenti cocenti e contemporanei. Se a questo aggiungiamo anche una sceneggiatura scritta da Erich Kästner, autore antinazista cui libri per ragazzi erano stati fatti bruciare dal regime, il risultato è un film sul quale non pesa l’ingombrante (e ripugnante) ideologia nazifascista. È anzi pura avventura immaginifica, un divertissement in grande stile retto da una produzione che non ha badato a spese: scenografie e costumi sono ricchissimi di dettagli e non mancano effetti speciali all’avanguardia che continuano in massima parte a reggere la prova del tempo. All’invenzione visiva, che regala molti momenti esilaranti, si aggiungono anche dei dialoghi frizzanti e ugualmente brillanti. Personaggi e situazioni grotteschi e surreali danno un’immagina cartoonesca del mondo visto e vissuto dal barone, sebbene il finale, in maniera inaspettata ma efficace, riporti i piedi a terra con una certa realistica malinconia e il protagonista rinunci alla sua eterna giovinezza per amore. Ciò non toglie afflato magico alle avventure precedentemente narrate, ma anzi le celebra nella loro irripetibilità. La pellicola riesce ancora ad affascinare e incantare: davvero non si può chiedere di meglio a un progetto di questo tipo.