Nel 1999, Jim Carrey viene chiamato dal regista Miloš Forman per interpretare il comico Andy Kaufman nel film biografico a lui dedicato, Man on the Moon. Questo documentario porta alla luce video e testimonianze di quello che accadde sul set durante la lavorazione della pellicola.

A diciotto anni di distanza da quella che a detta di molti è stata una delle interpretazioni migliori della sua carriera, Jim Carrey si confessa alle cineprese di Chris Smith per ricordare i giorni che lo videro protagonista sul set di Man on the Moon (1999). Il materiale messo a disposizione del documentarista è inedito e prezioso, utile per ricostruire il clima di costante straniamento provato dall'intera troupe. Carrey infatti si immedesimò in maniera totale nel personaggio sino al punto di preferire comportarsi e atteggiarsi sempre come Kaufman (o il suo alter ego Tony Clifton) senza mai mostrare la sua vera personalità. Smith, avvalendosi di una recente intervista concessa dall'attore e da numerosi documenti di archivio, firma così un progetto solido e sincero, privo di qualsivoglia pretesa artistica ma convincente proprio nella sua forma più intima ed emotiva. Le sequenze memorabili non si contano e i momenti più toccanti riguardano proprio il parallelismo tra le personalità dei due attori, dipinti prima di tutto come due caratteri fragili più che come star dello show business. Provando timidamente ad accennare ad altre tematiche quali il rapporto tra la realtà e la finzione o questioni più metafisiche legate al ruolo dell'uomo nel mondo, il rammarico più grande è quello di aver sprecato una grande occasione per riflettere sulla natura fittizia del cinema documentario preferendo "attenersi al copione" di un prodotto più canonico e meno ambizioso ma non per questo poco riuscito. Presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia.