La bête
La bête
2023
Paesi
Francia, Canada
Generi
Drammatico, Sentimentale, Fantascienza
Durata
146 min.
Formato
Colore
Regista
Bertrand Bonello
Attori
Léa Seydoux
George MacKay
In un futuro prossimo, in cui la presenza umana è ridotta ai minimi termini, le emozioni sono diventate una minaccia da combattere. Nonostante si sottoponga a un processo di annullamento dei sentimenti che la porta a confrontarsi con diverse esperienze di vita ambientate in epoche passate, Gabrielle (Léa Seydoux) sembra essere in grado di continuare a mantenere la propria coscienza.
Dopo aver ragionato sulle paranoie derivanti dalla pandemia di COVID-19 in Coma (2022), Bertrand Bonello continua a confrontarsi con la contemporaneità attraverso un complesso racconto di notevole portata teorica che spinge lo spettatore a immergersi nelle paure dei nostri giorni. Costruendo un mosaico spazio temporale che abbraccia tre epoche diverse (1910, 2014 e 2044), il regista e sceneggiatore francese dà vita a un affascinante tourbillon di suggestioni che riflette sulla percezione della realtà in un mondo sempre più immerso nel virtuale. La materia organica e tangibile sembra perdere di significato: Bonello sperimenta con le immagini fin dallo straordinario prologo, in cui la fisicità dell'elemento umano è messa in discussione dalle anomalie del digitale. Le aberrazioni nella ricostruzione del reale fanno provare una vertiginosa sensazione di mise en abyme immateriale, ma ancora più destabilizzante è il modo attraverso il quale il film porta lo spettatore a riflettere sui grandi temi del presente, passando dall'invasività dell'intelligenza artificiale alle catastrofiche conseguenze dei cambiamenti climatici, senza trascurare l'agghiacciante conseguenza della natura violenta dell'uomo nel rapportarsi con la donna. La bête, liberamente ispirato alla novella di Henry James del 1903 La bestia nella giungla, è un classico esempio di film d'autore dalle numerose e articolate chiavi di lettura, capace però di assumere una forma così limpida da evitare ogni forma di sovrastruttura intellettualistica: si possono scovare rimandi al passato, tra il cinema di Chris Marker e L’anno scorso a Marienbad di Alain Resnais, ma tutto viene mescolato per dare vita a qualcosa di profondamente nuovo e capace di far riflettere su presente e futuro. Gli spazi, ora barocchi e ora asettici, sono sempre perfettamente legati ai sentimenti in gioco tra i personaggi, ma ancora più entusiasmante è il lavoro sulla ciclicità degli avvenimenti in termini di corsi e ricorsi storici: Bonello realizza il suo miglior film spingendo al massimo sul versante concettuale, quasi a voler realizzare un "Big One" cinematografico, in una sorta di parallelismo con il possibile futuro terremoto (citato nella pellicola) che colpirebbe la California, come conseguenza dell'elevato accumulo di energia nella faglia di Sant'Andrea. Senza dimenticare che poi, in fin dei conti, è anche un bellissimo e anomalo mélo incentrato sui concetti di memoria, paura e sentimenti: come molti dei più importanti lungometraggi della fantascienza distopica della storia, La bête – che arriva a far parte di questo gruppo – è anche un grande film d’amore. Strepitosa prova di Léa Seydoux. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
Dopo aver ragionato sulle paranoie derivanti dalla pandemia di COVID-19 in Coma (2022), Bertrand Bonello continua a confrontarsi con la contemporaneità attraverso un complesso racconto di notevole portata teorica che spinge lo spettatore a immergersi nelle paure dei nostri giorni. Costruendo un mosaico spazio temporale che abbraccia tre epoche diverse (1910, 2014 e 2044), il regista e sceneggiatore francese dà vita a un affascinante tourbillon di suggestioni che riflette sulla percezione della realtà in un mondo sempre più immerso nel virtuale. La materia organica e tangibile sembra perdere di significato: Bonello sperimenta con le immagini fin dallo straordinario prologo, in cui la fisicità dell'elemento umano è messa in discussione dalle anomalie del digitale. Le aberrazioni nella ricostruzione del reale fanno provare una vertiginosa sensazione di mise en abyme immateriale, ma ancora più destabilizzante è il modo attraverso il quale il film porta lo spettatore a riflettere sui grandi temi del presente, passando dall'invasività dell'intelligenza artificiale alle catastrofiche conseguenze dei cambiamenti climatici, senza trascurare l'agghiacciante conseguenza della natura violenta dell'uomo nel rapportarsi con la donna. La bête, liberamente ispirato alla novella di Henry James del 1903 La bestia nella giungla, è un classico esempio di film d'autore dalle numerose e articolate chiavi di lettura, capace però di assumere una forma così limpida da evitare ogni forma di sovrastruttura intellettualistica: si possono scovare rimandi al passato, tra il cinema di Chris Marker e L’anno scorso a Marienbad di Alain Resnais, ma tutto viene mescolato per dare vita a qualcosa di profondamente nuovo e capace di far riflettere su presente e futuro. Gli spazi, ora barocchi e ora asettici, sono sempre perfettamente legati ai sentimenti in gioco tra i personaggi, ma ancora più entusiasmante è il lavoro sulla ciclicità degli avvenimenti in termini di corsi e ricorsi storici: Bonello realizza il suo miglior film spingendo al massimo sul versante concettuale, quasi a voler realizzare un "Big One" cinematografico, in una sorta di parallelismo con il possibile futuro terremoto (citato nella pellicola) che colpirebbe la California, come conseguenza dell'elevato accumulo di energia nella faglia di Sant'Andrea. Senza dimenticare che poi, in fin dei conti, è anche un bellissimo e anomalo mélo incentrato sui concetti di memoria, paura e sentimenti: come molti dei più importanti lungometraggi della fantascienza distopica della storia, La bête – che arriva a far parte di questo gruppo – è anche un grande film d’amore. Strepitosa prova di Léa Seydoux. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
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