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Bill Murray alla Festa di Roma 2019: il contenuto del suo folle, bizzarro e imprevedibile incontro col pubblico

Dopo il rinvio della conferenza stampa prevista per l’ora di pranzo, saltata all’ultimo momento perché Bill Murray, stando a quanto dichiarato dal direttore Antonio Monda, era “ancora in pigiama”, l’amatissimo attore statunitense è giunto in sala con quaranta minuti di ritardo accompagnato dal regista e amico Wes Anderson, che gli ha consegnato poi il premio alla carriera.

Murray è stato il catalizzatore di un incontro ravvicinato col pubblico folle, bizzarro, impossibile da arginare (e anche da tradurre, con conseguenti polemiche e proteste live del pubblico e della stampa). Un happening che ha preso la forma di un evento sgangherato e un po’ stralunato, in perfetto stile Murray, con tanto di squinternata irruzione iniziale sul palco di Frances McDormand che ha detto: “Bill è un uomo che può ferirti  - dice l’attrice –, intendo, fisicamente. Una volta mi ha preso in braccio e mi sono quasi rotta una costola. Poi mi ha lasciata a terra. Letteralmente. Ma sono qui per lui perché lui c’è stato sempre per me”.

Sono stati mostrati anche dei video-messaggi degli amici, da Jim Jarmusch ("Bill Murray meriterebbe un premio alla carriera per il solo fatto di essere Bill Murray. Ha rinvigorito il cinema indipendente americano. Può fare qualunque cosa. Bill motherfucking Murray"), a Tilda Swinton che si trovava in Scozia a giocare a mini-golf e gli ha mandato un bacio augurandogli buone vacanze romane, passando per Anjelica Huston.

Ecco un riassunto delle dichiarazioni.

Bill Murray su Wes Anderson e i due blocchi della sua carriera

Wes è un regista che ti ricorda che sei ancora vivo, fa dei film come se stesse vivendo la sua stessa vita: guarda il cielo, cerca la luce giusta, si diverte come un bambino. Sono stato davvero fortunato a lavorare con lui, Sofia Coppola e Jim Jarmusch nella seconda parte della mia carriera, ma pure la prima non ha certo scherzato. C’erano mio fratello, Jim Belushi e coloro che mi hanno lanciato. Iniziò tutto con Meatballs, film che feci con Ivan Reitman (il regista di Ghostbusters, ndr). La sceneggiatura non era un granché, ma la cambiavamo  giorno dopo giorno. Pensavamo che se fosse andato male l’avrebbero visto solo in Turchia! La sera però ero talmente stanco che mi addormentavo sempre mettendomi ad ascoltare Stardust di Willie Nelson: era come una ninna nanna, ogni sera mi addormentavo sempre prima dell'ultima canzone.

Bill Murray su Jim Jarmusch

Anche lui è stato comprensivo con me. Quando abbiamo fatto Broken Flowers stavo attraversando un periodo difficile in famiglia, ma lui ha trovato tutte le location per poter lavorare a un’ora da casa mia. Credo sia raro che dei registi capiscano per lavorare bene, a volte, un attore debba affrontare situazioni complicate.

Bill Murray su Roger Michell

l regista con cui ho preferito lavorare, a parte Wes, è Roger Michell. Abbiamo girato questo film in cui facevo Roosevelt (A Royal Weekend, ndr). Lui aveva un figlio appena nato, quindi ogni giorno staccavamo alle cinque e mezza, al massimo alle sei. A Londra d'estate le giornate sono lunghe, così ogni sera facevo in tempo a tornare a casa con un tempo splendido e a godermi il tramonto. Se è questo il motivo per cui è il mio regista preferito? Credo sia una ragione come un’altra…

Bill Murray su Roma

Roma è una città bellissima, ma la parte più bella della sua storia l'hanno fatta gli altri, quelli che sono venuti prima. E i romani oggi devono avere cura di questa città, amarla.

 

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