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10 celebri film censurati in Italia

«I censori tendono a fare quello che fanno soltanto gli psicotici: confondono la realtà con l'illusione»


Censura cinematografica
: complesso di procedimenti attraverso il quale una autorità o un ente attuano il controllo preventivo, in itinere, o successivo alla uscita di un'opera cinematografica, limitando o negando la sua proiezione in pubblico.

«Abolita la censura cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti»: Dario Franceschini ha firmato il decreto che istituisce la Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche presso la Direzione Generale Cinema del Ministero della Cultura con il compito di verificare la corretta classificazione delle opere cinematografiche da parte degli operatori. In occasione dell'intervento, che non prevede più il divieto assoluto di uscita in sala né di uscita condizionata a tagli o modifiche, ecco una lista di celebri pellicole (in rigoroso ordine cronologico) bloccate nel corso degli anni dalla censura italiana.

Scarface – Lo sfregiato (1932) di Howard Hawks


Prodotto nel 1930 ma poi distribuito solo nel 1932 a causa dell'entrata in vigore del famigerato Codice Hays (1930), che ne amputò le scene più violente, Scarface – Lo sfregiato rappresenta uno dei capostipiti, nonché uno dei riferimenti assoluti, del gangster-movie: un film destinato a segnare la storia non solo di un genere specifico, bensì del cinema americano in toto. La crudezza di molte scene, ovviamente, creò non pochi problemi: «considerate le particolari attuali contingenze dell'Italia, e al fine di evitare al pubblico una rappresentazione, troppo chiara e dcumentata, delle efferatezze e delle violenze dei fuori legge - vera e propria scuola del delitto - non si ritiene opportuno concedere al film il nulla osta di circolazione».

Ossessione (1943) di Luchino Visconti


Coraggioso esordio dietro la macchina da presa di Luchino Visconti che, segnando una profonda rottura con il cinema di regime del passato e aprendo la strada al Neorealismo italiano, si impone subito all'attenzione della critica. (Melo)dramma incandescente proto-noir, il film fece scandalo per la tensione erotica tra i protagonisti. Il personaggio di Clara Calamai, figura femminile repressa e disperata, mossa da istinti primordiali, è da antologia del cinema. Vittima di tagli e censure, l'edizione più completa della pellicola (reperibile in dvd) dura 135 minuti. Il nulla osta autorizzava la proiezione del film a condizione che venissero tolti dai titoli di testa i nomi di Visconti e del maestro Fernando Previtali e che fosse eliminata la scena con lo stemma sabaudo sulle bandiere tricolori.

Nodo alla gola (1948) di Alfred Hitchcock


Alfred Hitchcock
aveva un sogno: girare un film intero in un'unica inquadratura. Dopo aver sperimentato in ogni modo con la macchina da presa, il maestro del brivido desiderava far coincidere l'intera durata di un suo lungometraggio con un unico piano-sequenza. All'epoca tale virtuosismo era impossibile per i limiti imposti dalla pellicola, ma il risultato fu un'operazione magistrale, costruita su undici piani-sequenza spesso collegati come se non ci fosse un reale stacco. La prima edizione del film in lingua originale (1949) venne respinta anche in appello: «revisionando il film si esprime parere contrario alla proiezione in pubblico, in quanto esso presenta un delitto impressionante con scene ripugnanti che possono anche essere di scuola ed incentivo al delitto».

Umberto D. (1952) di Vittorio De Sica


«Nel dolore gli uomini tornano, per una intrinseca esigenza dello spirito, a quelle verità lontane e fondamentali che sono alla base della nostra cultura, della nostra fede, della nostra stessa natura». Meraviglioso e straziante apologo sulle miserie della vecchiaia, diretto da Vittorio De Sica e scritto da Cesare Zavattini, che colpisce l'animo dello spettatore grazie a una linearità sommessa e dolente (incarnata dallo stesso protagonista, prototipo del borghese ingrigito da un'esistenza alienante). Una satira feroce contro i meccanismi del potere, che provocò la richiesta di tagli e il divieto ai minori di 16 anni (tra i censori, anche Giulio Andreotti): «la Commissione conferma parere favorevole alla proiezione in pubblico a condizione che sia ridotta la scena della corsia dell'ospedale, nella quale uno dei malati recita la preghiera senza la dovuta riverenza».

Ultimo tango a Parigi (1972) di Bernardo Bertolucci


Il film più celebre, discusso e controverso di Bernardo Bertolucci, nonché l'opera più pessimista del regista parmense. Il profondo disagio esistenziale dei due protagonisti viene sublimato attraverso il sesso che, nella sua forma più libera e sostanzialmente perversa, è contemporaneamente strumento di ribellione e annichilimento di se stessi. Film simbolo del conflitto tra censura e libertà di espressione artistica. Autorizzata la proiezione con tagli, denunciato, condannato, bruciato e poi riabilitato. Interdizione temporanea dai pubblici uffici di Bertolucci ed altri: «la Commissione non può dirsi particolarmente intesa a compiacenze pornografiche, non può non rilevare con vivo rincrescimento come la crudezza e la virulenza del dialogo e l'audacia e lo spinto realismo di talune sequenze si risolvano in una indiscutibile offesa al buon costume».

Arancia meccanica (1971) di Stanley Kubrick


Un'indimenticabile sinfonia sulla (ultra)violenza insita nella mente umana, la pellicola è una spietata parabola sul libero arbitrio che contiene un forte dilemma morale (è meglio imprigionare una persona o trasformarla in una robotica “arancia meccanica”?) già presente nell'omonimo romanzo di Anthony Burgess da cui il film prende ispirazione. La Commissione di revisione cinematografica espresse, in prima e seconda edizione, il divieto alla visione per i minori degli anni 18. La Warner Bros Italia il 7 agosto 1997 ricorse al Tar del Lazio, il quale respinse la richiesta. Gli avvocati della società ricorsero al Consiglio di Stato che, con sentenza del 10 aprile 1998, deliberò che al film andasse concesso il nulla osta di circolazione in pubblico, con divieto per i minori di anni 14.

Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini


Opera cinematografica tra le più estreme mai concepite e vetta intellettuale dell'intera carriera cinematografica di Pier Paolo Pasolini, Salò o le 120 giornate di Sodoma è il film ove è più possibile contemplare l'assoluta (e finalmente compiuta) forza registica del poeta friulano, tra simmetrie rigorose (visive e concettuali), giochi di specchi, riferimenti pittorici e un impianto scenico teatrale. La Commissione di primo grado negò al film il nulla osta di proiezione in pubblico. In sede di appello, a maggioranza, venne autorizzata la visione in sala con il divieto per i minori di 18 anni. Il produttore Grimaldi fu oggetto di denuncia e venne assolto. La revisione della II Edizione del film confermò drasticamente il divieto per i minori di 18 anni: «la Commissione, a unanimità, rileva che il film nella sua tragicità porta sullo schermo immagini così aberranti e ripugnanti di perversioni sessuali che offendono sicuramente il buon costume e come tali sopraffanno la tematica ispiratrice del film sull'anarchia di ogni potere. Si esprime pertanto parere contrario alla proiezione in pubblico».

Cannibal Holocaust (1980) di Ruggero Deodato


Ruggero Deodato
realizza il suo personale contributo al cannibal movie, girando un film destinato a diventare cult. Programmaticamente insostenibile, l'operazione denuncia, a livello meramente superficiale, le contraddizioni e le ipocrisie della cosiddetta “civiltà moderna”, solo apparentemente superiore e progredita rispetto alle primitive tribù indigene («Mi chiedo chi siano i veri cannibali»). Odiato, censurato, mille volte imitato: nel bene e nel male, una meditazione imprescindibile sul concetto di voyeurismo, inscindibilmente legato alla latente brutalità della natura umana. La Commissione di revisione rilasciò il nulla osta di proiezione pubblica a condizione che fossero alleggerite alcune scene e che la visione venisse vietata ai minori di 18 anni "per le numerosissime scene di violenza". A Milano il film venne sequestrato per ordine del Procuratore della Repubblica e solo con la sentenza della Corte Suprema di Cassazione dissequestrato. La II Edizione, presentata già con diverse modifiche, vide ridotto il divieto ai minori di 14 anni, previa eliminazione di 463,20 metri totali di pellicola. Pubblicato in versione integrale nell'edizione DVD.

W la foca (1982) di Nando Cicero


Penultimo film di Nando Cicero, diventato cult per le traversie giudiziarie (fu inizialmente vietato ai minori di 18 anni, venne poi sequestrato dalla procura dopo poche settimane di programmazione e scomparve per più di un ventennio, procurando a Cicero e al produttore Galliano Juso una denuncia per oltraggio al pubblico pudore) più che per il suo reale valore. Il film, presentato come un divertissement popolare, venne autorizzato in prima istanza con il divieto di visione ai minori di 18 anni. L'Appello fu rigettato dalla Commissione di revisione che confermò "il contenuto di battute e gesti volgari, indulgenza a comportamenti amorali [...]". Subì successivamente un sequestro a Torino. Introvabile fino al 2004, quando fu presentato al Festival di Venezia e pubblicato poi in DVD.

Totò che visse due volte (1998) di Daniele Ciprì e Franco Maresco


Pochi film nella storia del cinema italiano hanno conosciuto un destino analogo a quello toccato in sorte all'opera seconda di Ciprì e Maresco, bannato dalla commissione censura per vilipendio della religione cattolica. Totò che visse due volte è, al di là di tutto, un film maledetto e ancora oggi agonizzante nelle sue stesse traversie, simbolo di un ostruzionismo, da parte dello Stato, contro il libero e sfrontato esercizio del pensiero e della prassi artistica. La Commissione, a maggioranza, espresse parere contrario al rilascio del nulla osta per il film, in quanto “anti-religioso e offensivo del buon costume”. In appello la pellicola venne autorizzata con divieto di visione per i minori di anni 18. La società oppose ricorso al verdetto di secondo grado, che fu respinto dal Consiglio di Stato.


Fonte: Cine Censura

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