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I migliori film di Robert Altman: la nostra Top 5
Nato il 20 febbraio del 1925, Robert Altman è stato uno degli autori americani più importanti del ventesimo secolo. Nei giorni in cui ricorre l'anniversario della sua nascita abbiamo pensato a una classifica sui suoi lungometraggi più importanti.

Ecco la nostra top 5:

5) M.A.S.H.



Il primo successo commerciale di Robert Altman è una sfrenata scorribanda farsesca, contro il militarismo e la stupidità del vano esercizio bellico: uno sporco luna park di invenzioni continue, che non manca ancora oggi di divertire coi suoi innumerevoli momenti corrosivi e spassosi, in larga parte improvvisati (cosa che, per Altman, diverrà sempre più abituale fino a costituire uno dei suoi proverbiali marchi di fabbrica). Pieno di movimenti di macchina geniali, smitizzanti e antiaccademici, ma anche di un'affezione singolare per il fango e la lordura sia in interni che in esterni, coerentissima coi destinatari del bersaglio di Altman.

4) America oggi



Ventidue attori gravitano attorno a una tappa avanzatissima nella storia del cinema corale americano: ciò che impressiona è la capacità (del regista e dell'autore letterario) di costruire storie magnifiche e dinamitarde a partire da dettagli apparentemente insignificanti; lo sguardo totalizzante di Altman, manco a dirlo, si sposa in modo ineccepibile con lo stile acuto di Carver. La disinfestazione iniziale a opera di un gruppo di elicotteri è una chiosa dal sapore perfino mefistofelico, se pensiamo a cosa si dipanerà sotto gli occhi dello spettatore da lì a poco: un crocevia di personaggi alieni da qualsiasi baricentro morale, allo sbando e privi di coordinate, impossibili da decodificare secondo le categorie di un vecchio modo di guardare il mondo, ormai eclissatosi definitivamente. 

3) I protagonisti



Robert Altman flirta spudoratamente con la commedia nera, a partire da un romanzo di Michael Tolkin da lui stesso sceneggiato, e raggiunge uno degli esiti satirici su Hollywood più corrosivi e ghignanti di tutti gli anni '90. La sua messa alla berlina della grettezza degli studios e dei loro capi, più stupidi e mercantili che mai nella loro ansia di sicurezza e di successo garantito, digrigna i denti in più di un'occasione e non esita nel mostrare la ferocia volgare e senza compromessi di una realtà priva del senso della misura, lontana dall'arte come Sodoma e Gomorra sono lontane dalla beatitudine eterna.

2) Il lungo addio



Pietra miliare del noir anni '70 e ancora un'altra acuta demistificazione del genere e delle sue grammatiche costitutive per mano di Robert Altman, Il lungo addio si fa beffe dei meccanismi e delle ingiunzioni del thriller hollywoodiano convenzionale attraverso tutta la smozzicata irriverenza scolpita nel volto unico e memorabile di Elliott Gould, ma va anche oltre. Se da un lato le codificazioni commerciali sono smontate da un'orchestrazione di regia e sceneggiatura che si concede tutte le esitazioni utili a raccontare non solo un'indagine, ma anche un mondo allo sbando che si fissa allo specchio in balìa della propria nullità, dall'altro l'anima di fondo del romanzo di Raymond Chandler del 1954 rimane intatta e perfettamente rintracciabile. 


1) Nashville



Lo schiaffo più forte e tagliente alla staticità programmatica e alle convenzioni del cinema americano così come l'abbiamo conosciuto fino a questo momento diventa, nelle mani di un Robert Altman mai lasciato così libero di creare in assoluta libertà e indipendenza, una mirabile e gigantesca operazione di decostruzione, su più fronti: del conformismo stilistico, dell'unità narrativa a ogni costo, dei sani e ipocriti principi dell'americanità, dal carrierismo sfrenato allo spettacolo come merce di consumo, dalla repressione degli istinti che genera sociopatia improvvisa all'anima musicale di un intero paese. Nashville esplode come una bomba a orologeria nel cuore dei seventies, dei quali si eleva come film più critico e insieme rappresentativo.

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