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Johnny Depp: le sue 5 migliori interpretazioni
Il 6 aprile  1990 faceva il suo esordio nei cinema statunitensi Cry Baby, in cui Johnny Depp ha fatto una delle sue prie apprizioni sul grande schermo. Il 30° anniversario del film e il lancio della saga di Pirati dei Caraibi sono l'occasione perfetta per ricordare i 5 ruoli più iconici ricoperti dall'attore, anche se la scelta non è stata semplice considerata la varietà delle sue interpretazioni, motivo per cui anche la cinquina selezionata verrà presentata in ordine cronologico.

1) Edward mani di forbice (Tim Burton, 1990) - Edward



Si tratta di una toccante favola dark sulla diversità, prima incompresa, poi strumentalizzata (con un Johnny Depp fragile e delicato che regala un'interpretazione indimenticabile), in cui i colori violenti della provincia fanno volutamente a pugni con l'impalpabile scala di grigi del castello. Da antologia la struggente sequenza poetica in cui Edward “inventa” la neve mentre Kim danza sotto di lui, mentre la palpabile attrazione tra i due diventa puro amore, preludendo al bellissimo e tetro finale. Tra i siparietti più leggeri, sono da ricordare le performance di Edward, prima giardiniere, poi toelettatore e infine coiffeur di tutte le signore del quartiere. 

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2) Ed Wood (Tim Burton, 1994) - Ed Wood



Wood dipinto da Burton è un antieroe con cui è impossibile non empatizzare, un perdente sconfitto che però, grazie all'interpretazione allucinata di Johnny Depp, riesce sempre a rialzarsi, continuando a credere nel proprio sogno. Tra i momenti più toccanti di questo grandissimo film, non si può non citare l'incontro tra Wood e Orson Welles (Vincent D'Onofrio).

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3) Dead Man (Jim Jarmusch, 1995) - William Blake



Uno dei film più impressionanti di Jarmusch, e forse il vero spartiacque della sua carriera: Dead Man è un western dalle avvolgenti spire mortifere, a metà tra il loop e il trip, tra l'inquietudine paesaggistica e l'incursione acida nel genere cinematografico più archetipico della cultura americana. La furia visionaria del regista non è però in stato di perenne esaltazione, come qualcuno potrebbe immaginare: al contrario sposa una remissività di incredibile forza estetica e concettuale, che trascina lo spettatore dentro quello che sembra a tutti gli effetti un incubo senza ritorno.

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4) La maledizione della prima luna (Gore Verbinski, 2003) - Jack Sparrow



In mano a Verbinski, aiutato da Depp, diventa una bomba esplosiva, rilanciando un vero e proprio fenomeno di costume. Il bravissimo Geoffrey Rush, attore australiano poco considerato fino a questo momento, trova finalmente seguito nel grande pubblico grazie al suo temibile ma spiritoso Capitan Barbossa. Un fracasso di inseguimenti marini, ribaltamenti di sorte, baci rubati, ciurme zombie e paesaggi tropicali, per oltre due ore di purissimo divertimento per grandi e piccini. Con un messaggio anticonformista che invita alla libertà: «Dritti alla meta e conquista la preda», dice Sparrow. 

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5) Nemico pubblico (Michael Mann, 2009) - John Dillinger



Il suo John Dillinger è un antieroe malinconico, condannato fin dall'inizio ma ugualmente spinto all'azione (coerente quindi con la poetica manniana), consapevole di una sconfitta che non si può eludere e che accomuna tutti i personaggi. Ma il pessimismo di fondo non è mai nichilista e senza speranza, tanto più che la storia d'amore tra Dillinger e Billie incarna il tessuto filosofico dell'intero film: due personaggi consapevoli di una felicità impossibile a lungo termine ma non per questo scoraggiati e anzi disposti a godere a pieno del loro limitato tempo insieme, incuranti del destino che li attende. 

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