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Le 10 migliori interpretazioni maschili della storia del Festival di Cannes
Continuano i nostri speciali su uno degli avvenimenti più importanti e chiacchierati della stagione cinematografica: il Festival di Cannes. Ormai orfani di quella che sarebbe dovuta essere la 73esima edizione, non resta che consolarci con un tuffo nel passato, andando a ripercorrere le 10 più belle interpretazioni maschili che sono valse il tanto ambito Prix d'interprétation masculine (in precedenza vi avevamo segnalato anche le Palme attoriali femminili, che trovate allegate in fondo all'articolo).

1) Christoph Waltz, 2009 (Bastardi senza gloria)



Pellicola che ci regala una strepitosa galleria di personaggi, in cui svetta l'incontenibile Christoph Waltz, vera e propria scoperta tarantiniana (dopo una lunga gavetta tra teatro e film TV austriaci), che si è meritato anche l'Oscar come miglior attore non protagonista. Il suo colonnello delle SS Hans Landa è il fiore all'occhiello di una memorabile operazione firmata da un Quentin Tarantino più in forma che mai, che unisce spassoso racconto fantastorico che guarda ai B-movie italiani di guerra e intuizioni d'autore. 

2) Tim Robbins, 1992 (I protagonisti)



Robert Altman flirta spudoratamente con la commedia nera, a partire da un romanzo di Michael Tolkin da lui stesso sceneggiato, e raggiunge uno degli esiti satirici su Hollywood più corrosivi e ghignanti di tutti gli anni '90. L’indimenticabile interpretazione di Robbins riesce a far emergere il lato marcescente dell’industria produttiva hollywoodiana, approdando infine a una disastrata visione di un'umanità impunita e priva di scrupoli e dei suoi difetti più significativi, ancora una volta metafora di una nazione intera. Di diritto tra le pietre angolari più significative di tutto il cinema altmaniano. Straordinario.

3) Vittorio Gassman, 1974 (Profumo di donna)



Tratto dal romanzo Il buio e il miele di Giovanni Arpino, Profumo di donna di Dino Risi è un solido e stratificato racconto che deve gran parte della propria luce all'incredibile prova di Vittorio Gassman, che al Festival di Cannes 1975 ha vinto il premio per la miglior interpretazione maschile. Impossibile non restare abbagliati dal suo Fausto Consolo, personaggio contenitore unico nel suo genere, in grado di alternare stati iracondi e irrazionali a momenti di estrema dignità e fermezza. La pellicola ha ricevuto due nomination agli Oscar 1976, una per il Miglior film straniero e una per la Migliore sceneggiatura non originale. Nel 1992 Martin Brest ne ha realizzato un remake, Scent of a Woman – Profumo di donna, con Al Pacino nel ruolo che fu di Gassman.

4) William Hurt,  1985 (Il bacio della donna ragno)



Un dramma da camera quasi interamente ambientato nell'angusto spazio della cella che divide i due protagonisti, che amplifica la messa in scena di matrice teatrale. Oscar, Palma d'oro come miglior attore e David di Donatello per William Hurt, impegnato in una prova di dolente intensità. La regia di Babenco è troppo ordinaria per fare della pellicola un kammerspiel postmoderno, ma i momenti ad alto tasso di intensità non mancano.

5) Marcello Mastroianni, 1987 (Oci Ciornie)



Favola onirica girata con discreta eleganza da Nikita Mikhalkov, il film è un tragicomico e umanissimo racconto calligrafico basato su quattro racconti di Anton Čechov e girato in parte a Montecatini Terme. Perfetto ritratto di cinema e letteratura in cui il nucleo fondante sta tutto nell'interpretazione straordinaria di Marcello Mastroianni, giustamente premiato a Cannes e nominato all'Oscar.

6) Jack Nicholson, 1973 (L'ultima corvée)



Uno dei film chiave della New Hollywood, che rilegge il road movie e il cameratismo alla luce di una sensibilità nuova e iconoclasta. Hal Ashby ha realizzato una rappresentazione inedita e poco imbellettata del mondo militare a stelle e strisce, lontana da ogni agiografia e respingente con orgoglio e cognizione di causa. Gran parte del merito va a uno straordinario Jack Nicholson, che restituisce perfettamente lo spirito di un film mai celebrato abbastanza. Imperdibile.

7) Jack Lemmon, 1982 (Missing – Scomparso)



Dopo la pausa intimista di Chiaro di donna (1979), Costa-Gavras torna al cinema che gli è più congeniale, quello di spiccato impegno politico e civile, e dirige una delle sue opere più incisive e sentite, un serrato thriller-drama ispirato al libro The Execution of Charles Horman: an American Sacrifice di Thomas Hauser. Climax tensivo da manuale, grande umanità nell'affrontare tematiche scomode e spinose e notevole approfondimento nelle caratterizzazioni dei personaggi, con una particolare attenzione nei confronti di Ed (Jack Lemmon), padre annichilito da eventi che sfuggono al suo controllo e costretto ad affrontare un ipocrita muro di omertà. Grande cinema di impegno civile.

8) Marlon Brando, 1952 (Viva Zapata!)



Biografia di Emiliano Zapata (Marlon Brando), guerrigliero messicano che tra il 1909 e il 1919 combatté contro la dittatura di Porfirio Diaz (Fay Roope) e i successivi governi militari, per assicurare il diritto alla terra ai peones. Un grandioso Brando dona fascino e impronta divistica al suo romantico eroe senza tempo. Sceneggiatura di  John Steinbeck, virtuosa regia del maestro Elia Kazan, che dirigerà Brando anche due anni più tardi nell'indimenticabile Fronte del porto (1954).
 
9) Bruce Dern, 2013 (Nebraska)



Una metaforica "caccia al tesoro" firmatat Alexander Payne in cui, al posto del denaro, il burbero Woody Grant riesce a conquistare un barlume di felicità che passa attraverso la (ri)scoperta dei sentimenti più autentici. Memorabile Bruce Dern, grande vecchio del cinema a stelle e strisce, che a 76 anni ha trovato l'interpretazione che vale un'intera carriera.

10) Forest Whitaker, 1988 (Bird)



Storia dell'immenso sassofonista jazz Charlie Parker, detto Bird, scomparso a soli 35 anni. Eastwood, dietro la machina da presa, dà vita a un personale biopic che rifiuta stereotipi e i cliché di genere, e la tradizionale logica narrativa di ascesa-caduta della star è efficacemente sostituita da un racconto frammentato in continui sbalzi temporali. Il ruolo è letteralmente cucito addosso al fisico ingombrante e al talento generoso di Forest Whitaker, che sembra vivere in prima persona tutta l'umana disperazione del grande Bird.

Simone Manciulli
Maximal Interjector
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