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Da Spectre a La vita di Adele, le migliori interpretazioni di Léa Seydoux
Parigina, classe 1985, Léa Seydoux è una delle attrici più affermate e talentuose del cinema contemporaneo, in grado di calarsi con grande efficacia sia in ruoli di grande presa popolare, sia in ruoli più borderline. Andiamo a riscoprire le sue migliori interpretazioni.

5) Spectre (Sam Mendes, 2015)



Il radicale rinnovamento iniziato con Casino Royale (2006) trova in Spectre un approdo che ricongiunge in maniera definitiva passato e futuro, attraverso una operazione che vive, non sempre in maniera brillante, sul labile crinale della nostalgia. Pur calato in un contesto profondamente contemporaneo, sia per la vulnerabilità dell'eroe e della storica intelligence a cui appartiene, sia per le dinamiche di disvelamento dell'origine del Male, il film rielabora il canovaccio classico del Bond-movie anni '60 muovendosi in una fascinosa atmosfera vintage, grazie anche all'incanto della pellicola in 35 mm. Una vicenda alla ricerca del tempo perduto, come dimostra il nome proustiano (Madeleine) della Bond girl interpretata da Léa Seydoux.

4) È solo la fine del mondo (Xavier Dolan, 2016)



Tratto dall'omonima pièce teatrale scritta da Jean-Luc Lagarce nel 1990, il sesto film di Xavier Dolan è una storia dai risvolti intimi e drammatici in cui a dominare la febbrile messa in scena è il ridondante scontro tra le fragilità del protagonista, un giovane scrittore a cui resta ancora poco da vivere, e le nevrosi della propria famiglia a cui torna a fare visita dopo molti anni, che invece di preoccuparsi di lui si lascia andare a un autentico gioco al massacro. L'idea, per quanto colpisca nel segno, è portata volutamente al parossismo, tra eccessi mélo e isterismi sopra le righe che rischiano di nauseare. Il risultato è un film da camera tutto giocato sulle performance di alto livello degli attori e delle attrici.

3) Roubaix, une lumière (Arnaud Desplechin, 2019)

 
Il regista francese Arnaud Desplechin si concede una parentesi all’apparenza puramente di genere, dirigendo questo noir dai forti conflitti morali, profondamente calato nella crisi economica e nel tessuto sociale ed etnico sempre più composito della sua città natale, evocata fin dal titolo originale. Ne viene fuori un polar fortemente connotato in chiave antropologica e sociale, ma anche un’indagine condotta, in maniera piuttosto eloquente, nei meandri della Francia contemporanea. Un efficace poliziesco notturno quasi esclusivamente girati in interni, non privo di parentesi didascaliche ma di indubbio fascino. Eccellente la resa di tutto il cast, con Léa Seydoux impegnata in una delle prove più impegnative della sua carriera.

2) Sister (Ursula Meier, 2012)

  
Simon, dodici anni, vive in Svizzera con la sorella Louise, che il ragazzino mantiene rubando attrezzatura sciistica dai rifugi in quota e rivendendola a prezzo ridotto. La ragazza è egoista, incapace di conservare un lavoro, sempre presa dai suoi uomini e non ha tempo da dedicare al fratello, che tuttavia la ama incondizionatamente. Ma c'è un segreto tra i due. Intenso dramma dall'ambientazione insolita, giocato su dinamiche di crudo realismo, che guarda alle disparità sociali ma anche alle spigolose frustrazioni e alle tensioni all'interno dei rapporti umani. Straordinaria prova di Léa Seydoux. Orso d'argento al Festival di Berlino.

1) La vita di Adele (Abdellatif Kechiche, 2013)



Ispirato alla graphic novel Le bleu est une couleur chaude della fumettista francese Julie Maroh (classe 1985), La vita di Adele porta sullo schermo con incandescente vigore e mirabile leggerezza di tocco un'educazione sentimentale capace di deviare per sempre il corso di un'esistenza. Rifiutando ogni espediente artificioso, Abdellatif Kechiche, al suo quinto film, ha realizzato una splendida elegia dei sentimenti spontanea e vitale, capace di restituire il carattere unico e irripetibile di un legame in cui convergono storia d'amore e parabola di formazione. Tra sorrisi e lacrime, anche i più piccoli gesti quotidiani assumono una valenza speciale, trasmettendo una sensazione di autenticità raramente percepita prima in una pellicola cinematografica. Da applausi le protagoniste, Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux. Palma d'Oro e Premio Fipresci al Festival di Cannes, durante il quale Steven Spielberg, Presidente di giuria, ha dichiarato: «È un privilegio assistere a questa profonda, straziante storia d'amore».

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