Seguendo un messaggio giunto dal passato, James Bond (Daniel Craig) inizia a indagare su una potente organizzazione criminale che sta pianificando attentati terroristici su scala mondiale, al cui vertice c'è il misterioso Franz Oberhauser (Christoph Waltz). Al fianco della bella Madeleine Swann (Léa Seydoux), 007 dovrà fronteggiare vecchi fantasmi e sventare un diabolico piano mirato a sopprimere la sezione doppio zero dei servizi segreti britannici.

A tre anni dall'ottimo Skyfall (2012), Sam Mendes, alla sua seconda regia consecutiva di un film di 007, realizza un compendio ideale delle pellicole di James Bond interpretate da Daniel Craig, qui per la quarta volta nei panni dell'agente al servizio segreto di Sua Maestà. Il radicale rinnovamento iniziato con Casino Royale (2006) trova in Spectre un approdo che ricongiunge in maniera definitiva passato e futuro, attraverso una operazione che vive, non sempre in maniera brillante, sul labile crinale della nostalgia. Pur calato in un contesto profondamente contemporaneo, sia per la vulnerabilità dell'eroe e della storica intelligence a cui appartiene, sia per le dinamiche di disvelamento dell'origine del Male, il film rielabora il canovaccio classico del Bond-movie anni '60 muovendosi in una fascinosa atmosfera vintage, grazie anche all'incanto della pellicola in 35 mm, ma evidenziando però deboli raccordi narrativi nel tirare le fila della vicenda e correndo talvolta il rischio di rimanere solo un curatissimo contenitore di citazioni dei vecchi film della saga, tra dialoghi ammiccanti e una serie infinita di omaggi visivi e musicali. Una vicenda alla ricerca del tempo perduto, tra thriller metafisico e avventura spionistica d'antan, in cui a dominare sono i contrasti, con il nero traslucido e il bianco abbagliante che si rincorrono fin dai titoli di testa di Daniel Kleinman. Strepitosi l'incipit a Città del Messico e le sequenze ambientate a Roma, una minacciosa culla densa di storia dalle tonalità calde e sensuali, molto meno riuscite la parentesi sulle nevi austriache e la resa dei conti finale tra il Marocco e Londra. Seydoux promossa con riserva, a causa dell'approssimativa scrittura del suo personaggio; ma a sorprendere è la modesta presenza scenica di Waltz, notevolissimo nell'ambigua penombra ma tremendamente posticcio nei vis-à-vis con Craig, modello unico e inimitabile di James Bond 2.0. Ralph Fiennes è M, Naomie Harris è Moneypenny, mentre Ben Whishaw (bravissimo) è Q. Fotografia di Hoyte Van Hoytema, musiche di Thomas Newman, scenografie di Dennis Gassner. La title track Writing's on the Wall, cantata da Sam Smith, si è aggiudicata il premio Oscar come migliore canzone originale.
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