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Nomadland rischia il boicottaggio in Cina per commenti di Chloé Zhao del 2013

Dopo aver trionfato alla 77ª Mostra internazionale di arte cinematografica di Venezia, Nomadland di Chloé Zhao torna a far prepotentemente parlare di sé in vista dell’uscita in Cina.

La regista trentottenne, di origini cinesi, era stata elogiata in patria per il suo recente Golden Globe, ma alcuni suoi commenti del 2013 sembrano ora aver rotto l’idillio. In un'intervista aveva, infatti, definito la Cina come «un luogo dove ci sono bugie ovunque» ed è così che si è passati repentinamente dalle lodi alle condanne.

In Cina, il materiale promozionale e i riferimenti al film sono stati cancellati da internet, ma la contraddizione risiede proprio nella natura degli elogi nei confronti di Zhao; da giorni i media cinesi la complimentavano per essere diventata la prima donna asiatica nella storia a vincere il Golden Globe come miglior regista. Alcune testate erano arrivate addirittura a definirla «l'orgoglio della Cina», pubblicizzando positivamente l'uscita prevista per il prossimo 23 aprile.

Tuttavia, da venerdì scorso le recensioni positive sono iniziate a scomparire e gli orari di programmazione a esser cancellati dalle principali catene di sale. La National Arthouse Alliance of Cinemas cinese, che aveva approvato l’uscita del film, non ha dato risposte alle domande della stampa sul cambiamento di rotta. Quindi, non ci sono più conferme sull'uscita di Nomadland e Variety ha riferito che il gruppo cinematografico spera di andare avanti con un'uscita più silenziosa e non pubblicizzata.

Come già accennato, i commenti finiti nell’occhio del ciclone risalgono a un’intervista del 2013 alla rivista Filmmaker e sono stati rimossi a febbraio dalla versione online della testata (come ricostruito dal New York Times, però, sono ancora consultabili tramite archivi online).

Gli utenti cinesi hanno prontamente chiesto, tramite una campagna social, il boicottaggio del film, accusato di diffamare lo Stato Cinese. Come se non bastasse, le critiche sono poi state ulteriormente fomentate da una citazione errata, riportata in una recente intervista sui media australiani, su tematiche come l’importanza della casa e dell'identità: la regista ha detto, in riferimento agli Stati Uniti, «non sono il mio paese», ma la citazione è stata riportata come «sono ora il mio paese».

Nel frattempo, Hu Xijin, editore del media statale nazionalista Global Times, ha scritto sul social media Weibo che, seppur giustificata, la rabbia della gente non avrebbe dovuto portare al ritiro del film dalla programmazione in uscita. Ha affermato: «Tenere aperta la Cina significa essere in grado di accogliere alcuni conflitti e incongruenze […]. Nel 2013, Chloé Zhao ha detto qualcosa che potrebbe essere considerato umiliante per la Cina, ma non è quel tipo di estremista che trasforma tali valori in posizioni politiche e li mette in evidenza all'estero».

L’aspetto paradossale della vicenda è che, come hanno fatto notare alcuni giornalisti, il contraccolpo interno cinese è stato causato da un film che riflette sui problemi degli Stati Uniti con tensioni bilaterali e un chiaro sentimento antistatunitense. La regista si è infatti sempre presentata come uno spirito libero che, sentitosi imbrigliato per troppo tempo nei folli ritmi imposti dalla New York in cui studiava, ha sentito la necessità di ricongiungersi con il suoIo in luoghi come le Badlands, terre ancora incontaminate dalla tracotante irruenza della società.

Non è chiaro come possa evolvere questa situazione, ma è molto probabile che il film in Cina rischi seriamente di non uscire. Nel nostro paese, intanto, «salvo disponibilità dei cinema», Nomadland debutterà il 30 aprile 2021 su Star all'interno di Disney+ disponibile per tutti gli abbonati senza costi aggiuntivi.

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