News
Old Henry: l’intervista esclusiva a Tim Blake Nelson, protagonista del western fuori concorso a Venezia 78
Abbiamo intervistato Tim Blake Nelson in occasione della presentazione fuori concorso del western crepuscolare Old Henry alla 78ª Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Attore, scrittore, regista e produttore, Nelson è apparso in molti film importanti come Lincoln, L'incredibile Hulk, The Homesman, Minority Report e Fratello dove sei?. Nel 2018, è stato protagonista de La ballata di Buster Scruggs di Netflix, scritto e diretto dai fratelli Coen, presentato in concorso a Venezia. Tra i prossimi progetti, quello che affascina maggiormente è certamente Nightmare Alley di Guillermo del Toro e, sempre del regista messicano, il film d’animazione statunitense Pinocchio.

Old Henry racconta la serie di imprevisti che un agricoltore vedovo e suo figlio sono chiamati ad affrontare dopo aver trovato e accolto un uomo ferito che porta con sé una borsa piena di denaro. Ecco il trailer del film scritto e diretto da Potsy Ponciroli e, di seguito, la nostra intervista:



Old Henry è un western d’azione che coinvolge e sorprende, ma alle radici del film e del tuo personaggio vi è il rapporto tra un padre ormai anziano e il figlio adolescente. Cosa ti ha attratto di questo aspetto e quanto sono stati importanti i tuoi figli per prepararti alla parte?

Il punto da cui sono partito per approcciarmi al film è stato proprio quello di padre. L’aspetto che mi interessava maggiormente era il rapporto tra Henry e suo figlio. Questo perché sono padre nella vita di tutti i giorni e so bene che trovare l’equilibrio tra il proteggere i propri ragazzi e lasciarli andare ad esplorare il mondo è sempre complicato. Henry ondeggia in questo dilemma ed è stato bello approfondire questa dinamica da attore e non da genitore. Dentro e fuori dal set devi fare i conti con alcuni aspetti di te stesso sui quali vorresti lasciar correre, ma quando sei responsabile padre questo è spesso impossibile.

Hai lavorato spesso a film western, penso in particolare ai film realizzati con i fratelli Coen. Quanto credi sia ancora importante questo genere per il cinema americano?

La mia visione del western è che sia la quint’essenza statunitense del cinema come forma d’arte. Gli Stati Uniti erano davvero una nazione minuscola e l’espansione territoriale e narrativa che viene raccontata dal western, la caccia di risorse verso occidente, è un aspetto fondativo. La spinta porta sempre conflitto e passa quindi sempre attraverso la pistola. Questa è la chiave del western. Noi americani siamo individualisti per natura, desiderosi di voltar le spalle alla legge. Il dato di fatto è quindi che il western racconta ancora oggi perfettamente la vera natura di questo popolo. Racconta sempre di un uomo di legge, di un fuorilegge e di un bottino. Credo che i film western, in altre parole, siano uno dei più grandi contributi che gli Stati Uniti hanno offerto al mondo del cinema, anche se sempre più spesso accade che western meravigliosi arrivino da altri paesi. Per noi è un genere fondativo, questo è il western: è l’America stessa per tutte queste diverse ragioni.



Quanto è importante questo genere per te? Perché ti affascina?

È semplice! Sono cresciuto giocando con le pistole e guardando i film western. Da bambini dovevamo continuamente dividerci tra cowboy e indiani. Quindi, si può dire che è da sempre la mia passione.

Quando hai letto per la prima volta la sceneggiatura e cosa ti ha convinto ad accettare la parte?

Stavo cucinando la cena per i miei tre figli e per mia moglie. Ho buttato l’occhio a una email che diceva che mi era stato offerto il ruolo di Henry in un western dal titolo Old Henry e l’ho trovato curioso avendo un figlio che ha quel nome. Era destino che interpretassi quella parte. È stato anche il primo ruolo in cui il personaggio veniva descritto come anziano, quindi, scherzandoci sopra, ho letto la sceneggiatura e ho subito capito che avrei dovuto assolutamente accettare la parte. Offriva così tante sfide interessanti non solo sul piano emozionale, ma soprattutto su quello fisico.

Com'è stato lavorare con Potsy Ponciroli? La regia di questo film è stata una sorpresa. Cosa ti ha spinto a produrre questo film, oltre che esserne il protagonista?

Potsy è stato un leader fantastico, mi ha sempre ascoltato e quando non concordava con la mia visone semplicemente se ne discuteva e spesso non ha cambiato idea. La sua direzione, il suo approccio è sempre stato chiaro, mi sono davvero trovato bene nell’essere diretto da lui. Come produttore ho dovuto seguire tutto il processo creativo, ma Potsy ha sempre avuto l’ultima parola, come sempre dovrebbe essere. È un regista che farà strada.

Il casting è stato perfetto, e tu però questa volta sei il protagonista. Com'è stato guidare tanti bravi colleghi?

Sì, sono tutti stati fantastici, non è stato difficile. Quando sei chiamato a interpretare la parte del protagonista devi provare ad essere un esempio. Ma in questo caso davvero non è stato necessario.



Com’è stata accolta in America la scelta di un cast di soli uomini bianchi? Crediamo che il film sia perfetto così com’è, ma sappiamo anche che viviamo in tempi sensibili a temi di questo tipo…

Questa era la storia che Potsy voleva raccontare ed è raccontata in modo davvero meraviglioso. Alcune volte le storie che vengono raccontate hanno donne e persone di colore in essi, altre volte no. Altre volte hanno uomini bianchi e altre no. Quello che penso è che in maniera assolutamente realistica Potsy abbia raccontato ciò che voleva e non servono giustificazioni. Come produttore ho condiviso le sue scelte dal primo all’ultimo minuto.

Infine, quali sono i tuoi prossimi progetti? Ho letto che stai lavorando alla favola italiana Pinocchio con Guillermo del Toro, puoi anticiparci qualcosa?

Sto portando avanti tanti progetti in parallelo! Il lavoro con Guillermo è meraviglioso, adoro la parte che mi ha affidato nel film d’animazione. Non è una parte grande, ma devo cantare e sarà una performance vocale piuttosto impegnativa. Sto anche scrivendo e presto tornerò a dirigere un film. Speriamo nel meglio!

A cura di Andrea Valmori

Si ringraziano Tim Blake Nelson e la Blue Swan Entertainment.

Categorie

Maximal Interjector
Browser non supportato.