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Star Wars Day: Tutti i capitoli della Skywalker Saga

In occasione dell’uscita dello Star Wars Day, conclusasi la Skywalker Saga ripercorriamo tutti i film di Star Wars con le nostre recensioni, in rigoroso ordine cronologico di uscita nelle sale:

Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza (George Lucas, 1977)



Il film, e la saga che ne deriva, frullano in un unico caleidoscopico contenitore la mitologia ancestrale, l'epica cavalleresca, la fantascienza di Flash Gordon, il western di Ford e il jidaigeki chanbara di Kurosawa (il film di samurai; da qui deriva la parola Jedi). Lucas crea un universo sconfinato che travalica i confini di celluloide per procreare romanzi, fumetti, serie tv, parodie, fan film, attrazioni da luna park, giocattoli, videogiochi, capi d'abbigliamento, memorabilia, Lego, videogiochi tratti dai Lego (!) e molto altro ancora. Per qualcuno è solo un giocattolone hi-tech, per milioni di fan un mito oggetto di un vero e proprio culto; per i cinefili un capolavoro della storia del cinema. 

Star Wars: Episodio V – L'Impero colpisce ancora (Irvin Kershner, 1980)




Nonostante sia stato il predecessore a sovvertire irreversibilmente il genere fantascienza e a segnare uno spartiacque nella storia del cinema americano, qui l'approfondimento psicologico dei personaggi, l'introduzione dell'icona Yoda (manovrato e doppiato da Frank Oz), i dialoghi in stile screwball comedy tra Han e Leia e i risvolti ambigui ed edipici che danno un tocco più “nero” alla queste di Luke rendono questo film non meno grandioso del capostipite. E non meno mitico.

Star Wars: Episodio VI – Il ritorno dello Jedi (Richard Marquand, 1983)



Nonostante alcuni elementi da “fantascienza adulta” (le sfumature dark e sexy ai personaggi di Luke e Leia), è evidente la volontà di allargare la fruizione del prodotto a un pubblico giovanissimo. Vedi così il carattere fantastico-avventuroso della prima parte ambientata alla corte del rivoltante villain Jabba the Hutt e tra i deserti di Tatooine (ricostruito in Tunisia) e, soprattutto, l'introduzione dei teneri e pelosi abitanti della luna boscosa di Endor, quegli Ewoks (detestati da molti fan) che saranno poi protagonisti di due spin-off televisivi – L'avventura degli Ewoks (1984) e Il ritorno degli Ewoks (1985) – e di una serie animata.

Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma (George Lucas, 1999)






Preceduto da una colossale campagna mediatica e atteso spasmodicamente dai fan (che ricordano bene come il progetto iniziale prevedesse in tutto nove episodi), il film aggiorna l'epopea alle regole del blockbuster (post)moderno allestendo uno spettacolo visivo dove l'effetto speciale e la CGI sono preminenti, interi personaggi e sfondi sono costruiti digitalmente in post produzione e l'azione domina sui dialoghi, “uccidendo” in parte il carattere mistico-filosofico della trilogia classica; d'altro canto, tornano eroi, attori, ambientazioni, l'indimenticabile colonna sonora di John Williams e decine di accenni al passato della saga.

Star Wars: Episodio II – L'attacco dei cloni (George Lucas, 2002)






Cardine della vicenda è infatti la storia d'amore tra Anakin e Padmé, novelli Romeo e Giulietta, che culmina in una sequenza girata sul lago di Como. Ora che Lucas può ricostruire digitalmente ogni dettaglio del complesso universo da lui immaginato, sfondi, costumi e ambientazioni sono di un seducente barocchismo lontano dalle geometrie più austere della trilogia classica. Superiore al predecessore, ma ancora lontano dai fasti del passato, il film è un tripudio di effetti speciali, uno spettacolo per gli occhi cui non sempre corrispondono dialoghi altrettanto credibili.

Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith (George Lucas, 2005)



Al centro, la drammatica e violenta discesa morale di Anakin Skywalker/Darth Vader (un Christensen decisamente più efficace rispetto al film precedente), che unisce le due parti della saga e permette di leggere definitivamente l'articolata e multiforme epopea lucasiana come una lucida allegoria politica. Al di là del mastodontico lavoro tecnologico (tutti gli sfondi sono interamente ricreati in digitale, con l'inserimento degli attori e di alcuni elementi reali), il film brilla per la sua complessità drammaturgica e l'intensità della sceneggiatura, facendo finalmente rivivere il fascino degli episodi classici.




Star Wars – Il risveglio della Forza (J.J. Abrams, 2015)



Il risveglio della Forza centra miracolosamente il rischioso obiettivo di ricreare quello straordinario universo allegorico e incantare sia i fan affezionati che le nuove generazioni. Chiamato a raccogliere l’onerosa eredità, J.J. Abrams (non a caso, già responsabile del rinnovamento del franchise di Star Trek) persegue la strada più semplice e al contempo più azzardata, con un caleidoscopico kolossal speculare al progenitore del 1977 (tanto che si potrebbe considerarlo più un brillante remake che un sequel a tutti gli effetti), colmo di riferimenti e autocitazioni e collocato negli immancabili stilemi dell’epopea (dall’inconfondibile incipit alla meravigliosa colonna sonora di John Williams), ma al contempo capace di rinnovarsi, di affiancare ai vecchi e indimenticabili eroi convincenti new entry, di coniugare la spettacolarità del CGI e del 3D con un realismo più analogico e vintage.




Star Wars: Gli ultimi Jedi (Rian Johnson, 2017)






Il risultato appare complessivamente più imperfetto di quello raggiunto con il predecessore, nonostante Johnson provi a condurre la vicenda con piglio personale, tra lunghe attese, però non sempre funzionali, e approfondimento dello scenario di una nuova era in cui il confine tra Bene e Male si fa sempre più labile. Questo ottavo episodio è un ambizioso susseguirsi di svolte mirabolanti, coup de théâtre inattesi, citazioni evidenti da L'Impero colpisce ancora (1980) e da Il ritorno dello Jedi (1983) che finiscono però col ribaltare non solo i legami tra i personaggi, ma anche le aspettative dello spettatore. Nonostante il respiro epico raggiunga il suo apice solo nell'epilogo, il film riesce ad affascinare a livello visivo, tra azzardi al limite del kitsch e trovate notevoli come il rosso dominante nella sala del trono di Snoke che viene ripreso, in veste di sanguigno contrasto, sul pianeta coperto di sale Crait, teatro della spettacolare battaglia finale.

Star Wars: L'ascesa di Skywalker (J.J. Abrams, 2019)



In fondo sono proprio le emozioni la vera forza di questo nono episodio, che funziona più nelle scene intime che in quelle dinamiche, approfondendo il passato di Rey e la psicologia tormentata di Kylo Ren. Come ampiamente prevedibile, sono molti i colpi di scena, forse anche troppi, nonostante alcuni siano ben assestati, ma diversi risultano eccessivamente forzati e non in grado di sorprendere come avrebbero dovuto. Qualche limite non manca, seppur non fosse certamente facile fare di meglio di fronte alla realizzazione di una chiusura tanto delicata e complessa da gestire: notevole in questo senso la gestione del ritmo, grazie a una visione quasi del tutto priva di cali e capace di dare vita a un buon intrattenimento complessivo. In fin dei conti un film a cui è mancato un pizzico di coraggio per osare qualcosa di più, incapace di emanciparsi dai modelli a cui fa riferimento, ma comunque in grado di fare il suo dovere e di toccare le corde più profonde dei fan della saga. 

Questa la locandina creata da Disney+, che riassume tutti gli episodi in un'unica epica immagine:



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