Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma
Star Wars: Episode I – The Phantom Menace
Durata
136
Formato
Regista
Circa vent'anni prima degli eventi raccontati nella trilogia classica, la galassia è pacificata sotto il controllo della Repubblica. Ma una crisi tra la Federazione dei Mercanti e il pianeta Naboo guidato dalla regina Amidala (Natalie Portman) provoca l'intervento dei Jedi Qui-Gon Jinn (Liam Neeson) e Obi-Wan Kenobi (Ewan McGregor). Su Tatooine, i due incontrano il piccolo Anakin Skywalker (Jake Lloyd).
A oltre tre lustri di distanza da Star Wars: Episodio VI – Il ritorno dello Jedi (1983), George Lucas ridà vita alla saga cinematografica più fortunata di sempre, inaugurando una seconda trilogia-prequel che comprenderà anche gli episodi Star Wars: Episodio II – L'attacco dei cloni (2002) e Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith (2005). Preceduto da una colossale campagna mediatica e atteso spasmodicamente dai fan (che ricordano bene come il progetto iniziale prevedesse in tutto nove episodi), il film aggiorna l'epopea alle regole del blockbuster (post)moderno allestendo uno spettacolo visivo dove l'effetto speciale e la CGI sono preminenti, interi personaggi e sfondi sono costruiti digitalmente in post produzione e l'azione domina sui dialoghi, “uccidendo” in parte il carattere mistico-filosofico della trilogia classica; d'altro canto, tornano eroi, attori, ambientazioni, l'indimenticabile colonna sonora di John Williams e decine di accenni al passato della saga. Tuttavia, una trama inutilmente ingarbugliata, la noiosità di certe scene d'azione (una per tutte, la battaglia campale tra Gungan e droidi) e alcune trovate discutibili (la presenza dell'odiatissimo Jar Jar Binks, in primis) rendono il film una delusione per il fandom e la critica: senza dubbio l'episodio meno riuscito dell'intera saga. Si salvano la sequenza della corsa degli sgusci, che cita Ben Hur (1959), e il fenomenale “triello” tra i due Jedi e Darth Maul (Ray Park).
A oltre tre lustri di distanza da Star Wars: Episodio VI – Il ritorno dello Jedi (1983), George Lucas ridà vita alla saga cinematografica più fortunata di sempre, inaugurando una seconda trilogia-prequel che comprenderà anche gli episodi Star Wars: Episodio II – L'attacco dei cloni (2002) e Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith (2005). Preceduto da una colossale campagna mediatica e atteso spasmodicamente dai fan (che ricordano bene come il progetto iniziale prevedesse in tutto nove episodi), il film aggiorna l'epopea alle regole del blockbuster (post)moderno allestendo uno spettacolo visivo dove l'effetto speciale e la CGI sono preminenti, interi personaggi e sfondi sono costruiti digitalmente in post produzione e l'azione domina sui dialoghi, “uccidendo” in parte il carattere mistico-filosofico della trilogia classica; d'altro canto, tornano eroi, attori, ambientazioni, l'indimenticabile colonna sonora di John Williams e decine di accenni al passato della saga. Tuttavia, una trama inutilmente ingarbugliata, la noiosità di certe scene d'azione (una per tutte, la battaglia campale tra Gungan e droidi) e alcune trovate discutibili (la presenza dell'odiatissimo Jar Jar Binks, in primis) rendono il film una delusione per il fandom e la critica: senza dubbio l'episodio meno riuscito dell'intera saga. Si salvano la sequenza della corsa degli sgusci, che cita Ben Hur (1959), e il fenomenale “triello” tra i due Jedi e Darth Maul (Ray Park).