Il ricco e giovane broker Patrick Bateman (Christian Bale) combatte le insidie della routine quotidiana collezionando omicidi. Il nuovo hobby, però, non si rivelerà così benefico per la sua stabilità mentale.

La regista Mary Harron non riesce nell'impresa di trasporre efficacemente lo stile di Bret Easton Ellis sul grande schermo, tramutando il romanzo di culto American Psycho in un lungometraggio che fa acqua da tutte le parti. Dopo una prima parte in cui anni '80 e yuppismo sono i sorvegliati speciali, il film patisce una ciclicità ridondante che alterna manierismi e divagazioni intellettualoidi a sequenze splatter a base di copiosi fiotti di sangue: il contrasto stride ma non sortisce l'effetto desiderato, vista la struttura narrativa a compartimenti stagni, dove il collante è costituito da dialoghi che paiono scritti da un bambino. Il cambio di ritmo conclusivo stona e un finale del genere ormai non sorprende: una pellicola affrettata e solo superficialmente trasgressiva, che perde senso con il passare dei minuti. Buona, comunque, l'interpretazione di Christian Bale, ma è l'unico punto a favore di questa grossolana operazione.
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