In un'America prossima ventura, in cui la violenza è esorcizzata in set aperti per sfogare la voglia omicida dell'uomo comune, il reporter televisivo Patrick Hale (Sean Connery) parte per intervistare il leader di un paese arabo (Henry Silva). Si ritroverà coinvolto in un'intricata trama di spionaggio e terrorismo.

«La violenza è più americana della torta di mele», dice Sean Connery dal suo studio televisivo prima dei titoli di testa. Al suo penultimo film, Richard Brooks scrive e dirige una satira amarissima sul sistema mediatico americano. L'opera risulta interessante, per quanto irrisolta, e sfiora tematiche decisive, attualissime anche a più di trent'anni di distanza: dalla sfida del terrorismo internazionale (la pellicola è ricordata anche come sorta di profezia sull'11 settembre) alle mistificanti distorsioni della politica, che sostituisce al drammatico quotidiano l'immagine e l'apparenza. Coraggioso, ma privo di qualunque guizzo registico. Storica la sequenza finale, con Connery che si toglie il parrucchino “in diretta” come simbolo dell'impegno nel raccontare la realtà. John Saxon è Homer Hubbard, Leslie Nielsen è Mallory. Da un romanzo di Charles McCarry.
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