Film a episodi. Macchina d'amore: uno sceneggiatore (Johnny Dorelli) detta a una dattilografa (Monica Vitti) un dramma a sfondo erotico. Il superiore: un gruppo di prigionieri sequestra una guardia (Nino Manfredi) minacciando di sodomizzarlo nel caso in cui non vengano ascoltati. L'equivoco: un ragioniere (Nino Manfredi) scambia una impacciata impiegata (Monica Vitti) per la squillo che ha chiesto a una maîtresse.

Infima pellicola a episodi, girati da tre nomi sulla cresta dell'onda all'epoca nel panorama della commedia all'italiana (Nanni Loy, Luigi Magni e Luigi Comencini), che però manca di sostanza e si rifugia in trovate spiritose di scarsissima efficacia. I tre racconti hanno la profondità di una storiella da avanspettacolo e le gag comiche giocano sui soliti equivoci che ruotano attorno alla sfera sessuale, ma sono banali e i risvolti scabrosi dovuti all'argomento sono lontani dal destare scandalo. Se l'episodio centrale almeno prova ad andare oltre alle allusioni e agli ammiccamenti lasciando intravedere il problema delle carceri italiane, gli altri due si appiattiscono su dialoghi stanchi e interpretazioni svogliate.
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