Clarence Worley (Christian Slater) è un giovane commesso in un negozio di fumetti. Durante una serata al cinema, incontra Alabama (Patricia Arquette) e se ne si innamora. La ragazza, però, è perseguitata dal suo protettore (Gary Oldman): Clarence lo uccide e si trova un carico di droga tra le mani. É l'inizio di un inarrestabile ciclo di violenza.

Abbandonato il cinema d'azione ad alto budget (Giorni di tuono del 1990), Tony Scott si affida allo sceneggiatore Quentin Tarantino (proveniente dal successo de Le iene, del 1992) per la scrittura di Una vita al massimo. Il risultato è un concentrato di pulp e violenza stilizzata, ironia e battute fulminee immersi in un immaginario tipicamente tarantiniano, tra citazionismo cinefilo e dialoghi sulla cultura pop. Da parte sua, Scott usa una regia aggressiva e cinetica, regalando ritmo e tensione, muovendosi tra i generi e tra i personaggi. Non per tutti i gusti e alcuni passaggi possono risultare indigesti (finale compreso), ma, complessivamente, è un'efficace rielaborazione del mito di Bonnie & Clyde sotto una chiave parossistica.
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