Il boss e la matricola
The Freshman
Durata
102
Formato
Regista
Clark Kellogg (Matthew Broderick) è uno studente di cinema squattrinato, finché gli viene fatta un'offerta dal boss mafioso Carmine Sabatini (Marlon Brando): ritirare per suo conto un importante pacco in aeroporto. Si ritrova così coinvolto in una serie di traffici illegali che riguardano animali in via d'estinzione, e ne rimane invischiato fino al collo quando finisce per innamorarsi della figlia del boss, Tina (Penelope Ann Miller).
Commedia godibile, soprattutto per l'interpretazione del boss da parte di Marlon Brando, che, autocitando la sua indimenticabile interpretazione di Vito Corleone ne Il Padrino (1972), riesce a dare alla pellicola un guizzo in più, una nota di interesse decisiva, un colpo di coda da cult istantaneo. Lo script, però, non presenta altri tratti granché originali e la messa in scena tocca registri nemmeno troppo brillanti: pur avendo un buon ritmo, abbondano infatti gli snodi noiosi o ripetitivi e i dialoghi al limite del banale e del calco già visto e già sentito altre mille volte. Le dinamiche della narrazione, dal canto loro, si avvalgono spesso dei medesimi, usurati meccanismi di racconto, che, una volta interiorizzati dallo spettatore, non colpiscono più e perdono efficacia anche sotto il profilo strettamente parodistico. Il lavoro vanta però una buona caratterizzazione dei personaggi, nel solco di una commedia leggera che fa il verso a molti classici del cinema, restituendoci – merito in fondo non indifferente – un Brando spigliato e all'apice del divertissement.
Commedia godibile, soprattutto per l'interpretazione del boss da parte di Marlon Brando, che, autocitando la sua indimenticabile interpretazione di Vito Corleone ne Il Padrino (1972), riesce a dare alla pellicola un guizzo in più, una nota di interesse decisiva, un colpo di coda da cult istantaneo. Lo script, però, non presenta altri tratti granché originali e la messa in scena tocca registri nemmeno troppo brillanti: pur avendo un buon ritmo, abbondano infatti gli snodi noiosi o ripetitivi e i dialoghi al limite del banale e del calco già visto e già sentito altre mille volte. Le dinamiche della narrazione, dal canto loro, si avvalgono spesso dei medesimi, usurati meccanismi di racconto, che, una volta interiorizzati dallo spettatore, non colpiscono più e perdono efficacia anche sotto il profilo strettamente parodistico. Il lavoro vanta però una buona caratterizzazione dei personaggi, nel solco di una commedia leggera che fa il verso a molti classici del cinema, restituendoci – merito in fondo non indifferente – un Brando spigliato e all'apice del divertissement.