Nella Russia stalinista post-Seconda guerra mondiale, Leo Domidov (Tom Hardy) è una delle migliori menti dei servizi segreti sovietici. Alla ricerca di un serial killer di bambini, Domidov si troverà di fronte l'ostruzionismo di un regime che si crede “perfetto” e le invidie dei suoi rivali, pronti a colpirlo al primo errore compiuto.

Tratto dal bestseller di Tom Rob Smith e ispirato a una storia vera, Child 44 – Il bambino numero 44 è un adattamento sbagliato in ogni sua componente. Nonostante il tema alla base, la narrazione non riesce mai a intrattenere a causa di una scrittura pressapochista, in cui i personaggi principali non sono altro che macchiette connotati da elementari basi psicologiche: Domidov è un orfano tormentato, sua moglie (pessima Noomi Rapace) una spia che lui ha scelto di non denunciare ai suoi superiori. I limiti maggiori, però, stanno in una regia anonima e insulsa, capace di rendere noiose persino le scene teoricamente più concitate. Come se non bastasse, la durata eccessiva toglie ogni (già minima) possibilità di appassionarsi al tutto. Difficile fare peggio di così.
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