Demain et tous les autres jours

Mathilde (Luce Rodriguez) ha nove anni e i suoi genitori si sono separati da poco. Vive con la madre (Noémie Lvovsky), una donna fragile e incapace di accudire sua figlia come dovrebbe, mentre il padre (Mathieu Amalric) ha un dialogo con lei soltanto via skype. Un giorno, però, Mathilde riceve in regalo dalla madre un piccolo gufo con cui instaurerà una curiosa amicizia…



Diretto, scritto e interpretato dalla parigina Noémie Lvovsky, è un film particolarmente personale, incentrato sul rapporto genitori-figli e girato ad altezza di bambino. Demain et tous les autres jours è un interessante racconto di formazione, che ci mette un po’ a carburare ma che ha la forza di crescere alla distanza e di regalare una parte conclusiva particolarmente emozionante. La piccola Mathilde si trova sostanzialmente a fare da genitrice a sua madre e diverse sequenze risultano particolarmente credibili e intense in tal senso (la preparazione della cena di Natale, in primis): la donna è considerata pazza da tutti, mentre la piccola prova a tutelarla e a proteggerla come può, compensando invece l’assenza della figura paterna con la presenza del gufetto che funge da formatore per la giovane protagonista. Il dialogo tra la bambina e l’animale può apparire forzato inizialmente, ma col passare dei minuti diventa sempre più naturale e sincero, ricco di sfumature e tutt’altro che banale Il risultato è un lungometraggio onesto, semplice nelle metafore che mette in campo ma capace di toccare corde molto profonde e di regalare alcuni momenti che rimangono impressi al termine della visione: la danza tra madre e figlia sotto la pioggia, indubbiamente, è uno degli esempi più calzanti in questo senso. Presentato in Piazza Grande durante la serata d’apertura della 70esima edizione del Festival di Locarno.