Hollywoodgate

Dopo che gli Stati Uniti hanno definitivamente lasciato il paese, i talebani hanno preso il pieno controllo dell’Afghanistan e si sono impossessati del complesso Hollywood Gate (ex base CIA) ricco di armi, forniture militari e aerei di una delle più grandi potenze mondiali. Gli AK-47, i jet, persino i medicinali sono ora in mano ai talebani intenzionati a conquistare il mondo a suon di imposizioni, violenza, minacce e terrorismo

Hollywoodgate è un documentario in cui il regista e cameraman Ibrahim Nash'at (tedesco di origini egiziane) si trova nella tana del lupo, armato però di AK-47. Lo vediamo intraprendere un viaggio di un intero anno all’interno di quello che risulta uno degli stati più ostili al mondo. Girato interamente con macchina a mano e forte di un ritmo personale, riesce a tenere lo spettatore attento e sulle spine calandolo nei luoghi del conflitto. In uno Stato in cui i diritti e le libertà umane sono praticamente inesistenti, quello che vuole trasmettere Nash'at è una chiara presa di posizione contro gli ideali della società talebana.  Silenzioso e timido, mette in mostra le pratiche, gli abusi e le atrocità che non vengono viste sui telegiornali e dalla gente comune. Pur riportando momenti di routine e quotidianità emergono le raccapriccianti modalità di pensiero che assumono i protagonisti e come vengono viste le donne (mai presenti in tutto il corso del film). Ci si trova così davanti a uno schiaffo in faccia, come se fosse un gesto rapido e doloroso che ci costringe ad aprire gli occhi alla disumanità ed efferatezza diffusa in Afghanistan. Mostrandosi più volte in specchi e superfici riflettenti, il regista-operatore fa sentire la sua presenza, ci tiene a mostrare che è lui stesso ad essere in prima linea e a mettere in gioco la propria vita per amore di un cinema d’inchiesta, di denuncia.