Il Signore degli Anelli - La guerra dei Rohirrim

Quasi due secoli prima degli eventi della trilogia di Il signore degli anelli, un attacco a sorpresa da parte di Wulf, un astuto e spietato signore del Dunlending in cerca di vendetta per la morte di suo padre, costringe Helm, leggendario re di Rohan, e il suo popolo a organizzare un’audace resistenza nella roccaforte di Hornburg – una possente fortezza in seguito conosciuta come il Fosso di Helm. Trovandosi in una situazione sempre più disperata, Héra, la figlia di Helm, deve trovare il coraggio di guidare la resistenza contro un nemico mortale intenzionato alla loro totale distruzione.

Se il multiverso, narrativamente parlando, in cui l'intrattenimento mainstream contemporaneo sembra essersi buttato a capofitto negli ultimi anni (non solo per l'ingente spinta derivata dalle saghe del Marvel Cinematic Universe), il vero protagonista degli anni Venti è il multiverso formale nel quale le grandi produzioni stanno trovando rifugio per provare a sorprendere le platee internazionali. Così, tra remake in live action di classici dell'animazione, rivisitazioni animate di grandi saghe, spin off seriali intrecciati a doppia mandata con i segmenti cinematografici, sono soprattutto i grandi marchi fantasy ad aver subito un'espansione di schermi, prima ancora che testuale, con l'intento di toccare il maggior numero di corde possibili per intercettare sempre più nuovo pubblico. Il signore degli anelli - La guerra dei Rohirrim rientra perfettamente in questo gruppo, diventando la spia più evidente di un'intuizione produttiva se vogliamo anche affascinante e curiosa, ma che se veicolata unicamente per ricercare il successo al botteghino finisce per mostrare il fianco a una ricetta piuttosto pigra e studiata a tavolino, priva di una vera linfa emotiva e creativa degna di nome. Così, se l'intuizione di accostare l'epica cinematografica della trilogia di Peter Jackson all'estetica anime tanto cara alla fetta di pubblico più giovane funziona e risulta d'interesse, purtroppo è il disegno complessivo del progetto a risultare loffio e sfilacciato (oltre che eccessivamente lungo e pedante più del dovuto), dove solamente alcune scene risultano in grado di avvolgere e coinvolgere a dovere, ma finiscono per risultare come lampi isolati depotenziati all'interno della calma piatta di un film privo sia di una vera e propria anima che della cifra più muscolare di cui dovrebbe invece cibarsi.