Lo sconosciuto del terzo piano
Stranger on the Third Floor
Durata
66
Formato
Regista
Mike Ward (John McGuire) è un reporter che con la sua decisiva testimonianza fa condannare Joe Briggs (Elisha Cook Jr.) per l’omicidio di un barista. Ben presto, però, sarà lo stesso Briggs a finire sul banco degli imputati per un nuovo assassinio. Infatti, se non riesce a ritrovare un uomo misterioso (Peter Lorre), collegato ad entrambi i delitti, verrà accusato di omicidio e condannato alla sedia elettrica.
Considerato da alcuni critici e studiosi il primo vero film noir della storia, Lo sconosciuto del terzo piano è una piccola produzione RKO in grado di sviluppare archetipi e categorie narrative che si inseriscono nel solco della produzione seriale di genere. La strategia della major è quella di affiancare alla produzione madre di opere come Quarto Potere (capolavoro indiscusso ma clamoroso insuccesso commerciale) una linea low-budget che sia riconoscibile e appetibile per il grande pubblico. In questo senso, nasce la scelta oculata di scritturare Peter Lorre, volto noto nell’industria americana per il serial orientaleggiante incentrato sul personaggio di Mr.Moto. Non solo, la RKO si serve anche di due cineasti di origine europea, influenzati dall’espressionismo cinematografico tedesco e dal surrealismo artistico francese, come il regista Boris Ingster e il direttore della fotografia Nicholas Musuraca. Le vicende tratteggiate da un punto di vista contenutistico e figurativo, richiamano, infatti, la dimensione più inconscia dell’animo umano, sede materiale di angosce e tormenti. Mike Ward, il reporter protagonista della vicenda, è un uomo tormentato dal dubbio e dal conseguente senso di colpa. La sua testimonianza rischia di mandare alla sedia elettrica un uomo che potrebbe essere innocente. Ed è proprio quel “potrebbe essere” a diventare motore dell’incubo ad occhi aperti del Mike: l’uomo immagina che gli venga riservato nel futuro il medesimo destino da cui sta andando incontro l’uomo contro cui ha testimoniato. Sogno e realtà si confondono in una sequenza centrale dal marcato accento surrealista, cuore cinematografico della pellicola. Insuccesso al botteghino e pesanti critiche della stampa per lo scarso utilizzo di Peter Lorre, presente solo in qualche sparuta sequenza. Nonostante questo, Lo sconosciuto del terzo piano, fu un mattone importante nella costruzione per temi (la forte connotazione introspettiva del protagonista) e stile (i palesi richiami scenografici di matrice espressionista) dell’impianto produttivo di genere che portò nel corso degli anni Quaranta alla completa maturazione del ‘noir’.
Considerato da alcuni critici e studiosi il primo vero film noir della storia, Lo sconosciuto del terzo piano è una piccola produzione RKO in grado di sviluppare archetipi e categorie narrative che si inseriscono nel solco della produzione seriale di genere. La strategia della major è quella di affiancare alla produzione madre di opere come Quarto Potere (capolavoro indiscusso ma clamoroso insuccesso commerciale) una linea low-budget che sia riconoscibile e appetibile per il grande pubblico. In questo senso, nasce la scelta oculata di scritturare Peter Lorre, volto noto nell’industria americana per il serial orientaleggiante incentrato sul personaggio di Mr.Moto. Non solo, la RKO si serve anche di due cineasti di origine europea, influenzati dall’espressionismo cinematografico tedesco e dal surrealismo artistico francese, come il regista Boris Ingster e il direttore della fotografia Nicholas Musuraca. Le vicende tratteggiate da un punto di vista contenutistico e figurativo, richiamano, infatti, la dimensione più inconscia dell’animo umano, sede materiale di angosce e tormenti. Mike Ward, il reporter protagonista della vicenda, è un uomo tormentato dal dubbio e dal conseguente senso di colpa. La sua testimonianza rischia di mandare alla sedia elettrica un uomo che potrebbe essere innocente. Ed è proprio quel “potrebbe essere” a diventare motore dell’incubo ad occhi aperti del Mike: l’uomo immagina che gli venga riservato nel futuro il medesimo destino da cui sta andando incontro l’uomo contro cui ha testimoniato. Sogno e realtà si confondono in una sequenza centrale dal marcato accento surrealista, cuore cinematografico della pellicola. Insuccesso al botteghino e pesanti critiche della stampa per lo scarso utilizzo di Peter Lorre, presente solo in qualche sparuta sequenza. Nonostante questo, Lo sconosciuto del terzo piano, fu un mattone importante nella costruzione per temi (la forte connotazione introspettiva del protagonista) e stile (i palesi richiami scenografici di matrice espressionista) dell’impianto produttivo di genere che portò nel corso degli anni Quaranta alla completa maturazione del ‘noir’.