Ferito in battaglia durante la seconda guerra mondiale, il soldato americano George Taylor (John Hodiak) è affetto da amnesia e cerca di ricostruire la propria identità seguendo un indizio lasciato da un misterioso Larry Cravant che ha depositato per lui cinque milioni di dollari. Seguito da alcuni loschi individui, Taylor si ritroverà coinvolto in oscuri affari e a dover lottare per la propria sopravvivenza.

Opera seconda di Mankiewicz, un noir dalle atmosfere cupe e fascinose, tutto giocato sulla perdita d'identità che porta il protagonista (e lo spettatore con lui) a brancolare nel buio e rimettere insieme i pezzi di un intricato puzzle che prende progressivamente forma, riservando più di un colpo di scena. Impeccabile la confezione (con la fotografia che si richiama alla lezione espressionista per l'uso funzionale che fa di luci e ombre), ma l'intreccio eccessivamente complicato (spesso inutilmente), la verbosità dei dialoghi e un cast non sempre all'altezza rendono più freddo e macchinoso quello che, di fatto, è un divertissement di classe, intrigante ma anche piuttosto fatuo. Memorabile il villain interpretato da Fritz Kortner, chiara parodia di Bela Lugosi, mentre almeno un paio di sequenze notturne mostrano il talento visivo di Mankiewicz che qui fa capolino in maniera acerba. Ispirato al racconto The Lonely Journey di Marvin Borowsky.
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