La mantide omicida
The Deadly Mantis
Durata
79
Formato
Regista
Nei recessi del circolo polare artico, a causa di un improvviso scioglimento dei ghiacci, una mostruosa e gigantesca mantide religiosa ibernata dall'epoca preistorica torna alla vita e prende il volo verso la città di New York, seminando morte e distruzione nel mondo civile. Lo scienziato Ned Jackson (William Hopper) e il colonnello Joe Parkman (Craig Stevens) si coalizzeranno contro la creatura.
La cospicua collana di monster movies prodotti dalla Universal nel lasso di tempo che intercorre tra gli anni '30 e '50 è composta sia da gemme classiche quali i celebri Dracula (1931) di Tod Browning e Il mostro della laguna nera (1954) di Jack Arnold, sia da scadenti pellicole di genere giustificabili solo con l'esigenza commerciale di spremere un redditizio filone. Appartiene a questa seconda categoria La mantide omicida, trascurabile e impacciato fanta-horror diretto da Nathan Juran, che sfrutta il classico e abusato soggetto del mostro gargantuesco e inarrestabile, messo di fronte alla strenua resistenza umana sino all'inevitabile e liberatoria capitolazione finale. Un prodotto slegato e inconsistente, che inframmezza derivative sequenze d'azione (i combattimenti aerei fra esercito e la mantide) a inspiegabili digressioni dal taglio documentaristico che denunciano ora l'ineluttabilità dei danni derivati dai cambiamenti climatici, ora i progressi delle telecomunicazioni grazie all'uso del radar. Assente anche una semplice bozza di sottotrama di carattere scientifico, a favore di una romance goffa e fuori luogo. Trama schematica, sense of wonder latitante e intrattenimento ai minimi storici: interessante esclusivamente in ottica di recupero cinefilo per gli appassionati del genere e delle ingenuità cinematografiche del periodo. Soggetto di William Alland, sceneggiatura di Martin Berkeley.
La cospicua collana di monster movies prodotti dalla Universal nel lasso di tempo che intercorre tra gli anni '30 e '50 è composta sia da gemme classiche quali i celebri Dracula (1931) di Tod Browning e Il mostro della laguna nera (1954) di Jack Arnold, sia da scadenti pellicole di genere giustificabili solo con l'esigenza commerciale di spremere un redditizio filone. Appartiene a questa seconda categoria La mantide omicida, trascurabile e impacciato fanta-horror diretto da Nathan Juran, che sfrutta il classico e abusato soggetto del mostro gargantuesco e inarrestabile, messo di fronte alla strenua resistenza umana sino all'inevitabile e liberatoria capitolazione finale. Un prodotto slegato e inconsistente, che inframmezza derivative sequenze d'azione (i combattimenti aerei fra esercito e la mantide) a inspiegabili digressioni dal taglio documentaristico che denunciano ora l'ineluttabilità dei danni derivati dai cambiamenti climatici, ora i progressi delle telecomunicazioni grazie all'uso del radar. Assente anche una semplice bozza di sottotrama di carattere scientifico, a favore di una romance goffa e fuori luogo. Trama schematica, sense of wonder latitante e intrattenimento ai minimi storici: interessante esclusivamente in ottica di recupero cinefilo per gli appassionati del genere e delle ingenuità cinematografiche del periodo. Soggetto di William Alland, sceneggiatura di Martin Berkeley.