Morto tra una settimana (o ti ridiamo i soldi)
Dead in a Week: Or Your Money Back
Durata
90
Formato
Regista
William (Aneurin Barnard), giovane scrittore in crisi, decide di togliersi la vita e stipula un contratto con il serial killer Leslie (Tom Wilkinson), prossimo alla pensione, che garantisce di eliminarlo entro una settimana. La sua vita prende però una piega inaspettata e positiva: dovrà fare di tutto per sfuggire all'esecuzione programmata.
Commedia nera dall’impianto (teoricamente) spassoso ma dai toni plumbei e dalle atmosfere dark, Morto tra una settimana (o ti ridiamo i soldi) muove da uno spunto piuttosto spiazzante e originale e si appoggia su un canovaccio tutto all’insegna di bizzarrie assortite e stramberie varie, sicari sornioni (ma in fondo amabili) e caricature del disagio giovanile che sembrano il buffo, spettrale eco di un brano dei Cure o dei Joy Division. Un contesto abbastanza curioso ma tutt’altro che sorprendente, specialmente per il modo in cui è sviluppato e portato avanti da una narrazione incompiuta e zoppicante, compiaciuta e sfilacciata, tutta strizzate d’occhio e ammiccamenti a metà tra il grottesco e il cartoonesco, che però non sortiscono quasi mai l’effetto dovuto. Al suo esordio nel lungometraggio dopo alcuni corti, il regista e sceneggiatore Tom Edmunds mostra infatti una mano fin troppo acerba e malferma, che sembra non avere abbastanza sicurezza nel dosare tutti gli ingredienti e nell’assemblare un prodotto organico e compiuto: il film si lascia solleticare da una moltitudine di spunti che rimangono tutti abbozzati e appena accennati, lasciando nello spettatore l’amaro in bocca tipico delle occasioni perse. Tom Wilkinson gigioneggia come di consueto, ma il suo personaggio, nonostante il carisma e la simpatia corrosiva dell’attore inglese, a suo agio in ruoli del genere, è anch’esso la pallida, sbiadita ombra della maschera ironica e paradossale che poteva essere. Anche il cinismo di fondo del film, tirando le somme, è decisamente troppo innocuo, ambiguo e caramellato (la love story, in tal senso, è il problema maggiore del film) per stupire in modo autentico e gli sketch, sebbene qua e là ritmati e corredati di una componente action, sono troppo alimentari e grossolani per intrattenere con successo e generare una black comedy all’altezza della situazione. Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2018.
Commedia nera dall’impianto (teoricamente) spassoso ma dai toni plumbei e dalle atmosfere dark, Morto tra una settimana (o ti ridiamo i soldi) muove da uno spunto piuttosto spiazzante e originale e si appoggia su un canovaccio tutto all’insegna di bizzarrie assortite e stramberie varie, sicari sornioni (ma in fondo amabili) e caricature del disagio giovanile che sembrano il buffo, spettrale eco di un brano dei Cure o dei Joy Division. Un contesto abbastanza curioso ma tutt’altro che sorprendente, specialmente per il modo in cui è sviluppato e portato avanti da una narrazione incompiuta e zoppicante, compiaciuta e sfilacciata, tutta strizzate d’occhio e ammiccamenti a metà tra il grottesco e il cartoonesco, che però non sortiscono quasi mai l’effetto dovuto. Al suo esordio nel lungometraggio dopo alcuni corti, il regista e sceneggiatore Tom Edmunds mostra infatti una mano fin troppo acerba e malferma, che sembra non avere abbastanza sicurezza nel dosare tutti gli ingredienti e nell’assemblare un prodotto organico e compiuto: il film si lascia solleticare da una moltitudine di spunti che rimangono tutti abbozzati e appena accennati, lasciando nello spettatore l’amaro in bocca tipico delle occasioni perse. Tom Wilkinson gigioneggia come di consueto, ma il suo personaggio, nonostante il carisma e la simpatia corrosiva dell’attore inglese, a suo agio in ruoli del genere, è anch’esso la pallida, sbiadita ombra della maschera ironica e paradossale che poteva essere. Anche il cinismo di fondo del film, tirando le somme, è decisamente troppo innocuo, ambiguo e caramellato (la love story, in tal senso, è il problema maggiore del film) per stupire in modo autentico e gli sketch, sebbene qua e là ritmati e corredati di una componente action, sono troppo alimentari e grossolani per intrattenere con successo e generare una black comedy all’altezza della situazione. Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2018.