My Old Ass
My Old Ass
Durata
89
Formato
Regista
Nell’estate dei suoi diciotto anni, Elliot (Maisy Stella) si ritrova catapultata in uno strano trip dopo aver ingerito dei funghetti allucinogeni. Conosce così la versione adulta e trentanovenne di sé stessa (Aubrey Plaza), che la mette in guardia sull’immediato futuro dandole dei consigli per la sua vita.
Debutto alla regia della canadese Megan Park, My Old Ass – che si riferisce letteralmente alla salvaguardia del proprio vecchio fondoschiena dagli urti inevitabili della vita – è un tenero coming of age su un’adolescente alle prese con la scoperta di sé che varca la linea sottile che la separa dalla consapevolezza e dalla responsabilità delle decisioni della vita adulta. La fine della scuola, l’imminente trasferimento in città, le avventure e le cotte estive rappresentano il passaggio naturale eppure doloroso dall’incoscienza dell’adolescenza ad una maturità che reca con sé scelte difficili e domande destinate a rimanere a lungo senza risposta – chi siamo, cosa desideriamo. Pur avendo una struttura narrativa lineare e senza discostarsi dai topoi classici del genere, My Old Ass restituisce con delicatezza lo slancio emotivo del passaggio alla maggior età e quella sensazione contraddittoria di brama e paura di diventare grandi e rendersi autonomi in cui è impossibile non identificarsi. Plaza e Stella collaborano in un ritratto struggente, ma troppo didascalico, di due età e generazioni tanto diverse eppure così simili nel porsi domande cruciali sulle esperienze che fanno crescere e che definiscono come persone. L’espediente narrativo del trip allucinogeno, lungi dall’aprire scenari fantascientifici, è l’innesco simpatico di una riflessione che avrebbe però potuto essere anche più profonda sull’inquietudine di un’intera generazione tormentata dall’imperativo della decisione “giusta” e spesso confusa dalle proprie categorizzazioni (su tutte quelle relative all’orientamento sessuale).
Debutto alla regia della canadese Megan Park, My Old Ass – che si riferisce letteralmente alla salvaguardia del proprio vecchio fondoschiena dagli urti inevitabili della vita – è un tenero coming of age su un’adolescente alle prese con la scoperta di sé che varca la linea sottile che la separa dalla consapevolezza e dalla responsabilità delle decisioni della vita adulta. La fine della scuola, l’imminente trasferimento in città, le avventure e le cotte estive rappresentano il passaggio naturale eppure doloroso dall’incoscienza dell’adolescenza ad una maturità che reca con sé scelte difficili e domande destinate a rimanere a lungo senza risposta – chi siamo, cosa desideriamo. Pur avendo una struttura narrativa lineare e senza discostarsi dai topoi classici del genere, My Old Ass restituisce con delicatezza lo slancio emotivo del passaggio alla maggior età e quella sensazione contraddittoria di brama e paura di diventare grandi e rendersi autonomi in cui è impossibile non identificarsi. Plaza e Stella collaborano in un ritratto struggente, ma troppo didascalico, di due età e generazioni tanto diverse eppure così simili nel porsi domande cruciali sulle esperienze che fanno crescere e che definiscono come persone. L’espediente narrativo del trip allucinogeno, lungi dall’aprire scenari fantascientifici, è l’innesco simpatico di una riflessione che avrebbe però potuto essere anche più profonda sull’inquietudine di un’intera generazione tormentata dall’imperativo della decisione “giusta” e spesso confusa dalle proprie categorizzazioni (su tutte quelle relative all’orientamento sessuale).