Una notte, l’astrofisico Enzo Stefanelli (Diego Abatantuono) soccorre un giovane con una ferita d’arma da fuoco, salvandogli la vita. Il ragazzo, di nome Salvatore (Antonio Folletto), è un killer di professione, che si insinua con invadenza nella sua vita e nella sua complicata famiglia con uno scopo preciso: ricambiare il favore, uccidendo uno dei suoi “nemici”.



Tratto da un racconto di Krzysztof Zanussi ispirato a una storia vera, scritto e diretto dall’italo-elvetico Denis Rabaglia (tornato dietro la macchina da presa a dieci anni dall’ultimo film Marcello Marcello del 2008), Un nemico che ti vuole bene – a sua volta una co-produzione tra Italia e Svizzera - è un tentativo, sulla carta interessante, di confezionare con toni raffinati un sottogenere non particolarmente consueto nel cinema italiano: la commedia nera, che sottende dietro un umorismo leggero, lontano dalla comicità più urlata e alimentare, una critica umoristica ai costumi, alla società, all’istituzione famigliare. Il film parte così da uno spunto elementare (“tutti abbiamo dei nemici”) e traccia la parabola di un protagonista prigioniero della sua vita insoddisfacente (intrappolato in una famiglia allargata eppur ipocrita, vittima di un’ingiustizia professionale) e per questo progressivamente affascinato dall’amoralità del suo comprimario. Al centro, un ottimo Abatantuono – un attore di cui il nostro cinema d’autore dovrebbe avere maggiore considerazione – affiancato dal promettente Antonio Folletto e da un cast che schiera nomi come Massimo Ghini, Sandra Milo, Roberto Ciufoli, Antonio Catania e Paolo Ruffini. Purtroppo, però, le premesse vanno a cozzare contro un risultato complessivo che ha il sapore di un’enorme occasione sprecata. Al netto di una sceneggiatura che conta buchi, forzature e inverosimiglianze, dopo una partenza intrigante il film perde mordente e s’incarta progressivamente su se stesso, smarrendo la propria identità e trovando sfogo in un finale di un fastidioso buonismo decisamente sconclusionato, sgangherato e deludente. Spiace anche per la caratterizzazione sommaria e spesso stereotipata dei personaggi secondari, in una pellicola che avrebbe potuto e dovuto essere cattiva fino in fondo, tratteggiando con maggiore coraggio e crudeltà le meschinità e le aberrazioni umane. Il film è stato presentato in anteprima nella sezione Piazza Grande al Festival di Locarno 2018.
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