NYsferatu: Symphony of a Century
NYsferatu: Symphony of a Century
Durata
67
Formato
Regista
Hutter trascorre l’esistenza in tutta tranquillità con la moglie Ellen. Un giorno però viene spedito ad Aleppo, in Siria, per volere del suo capo, l’immobiliarista senza scrupoli Knock. La missione è vendere una proprietà al Conte Orlok, ma in Siria Hutter finirà con l’imbattersi solo e soltanto con le ferite della guerra, mentre Orlok, contemporaneamente, si avvierà alla volta di New York…
Andrea Mastrovito, disegnatore bergamasco trapiantato a New York, riporta al cinema il capolavoro assoluto di Friedrich Wilhelm Murnau, risalente al 1922, con un film d’animazione che guarda anche al Dracula di Bram Stoker e ambienta il tutto a New York. Un progetto ambiziosissimo, che consta di 35.000 disegni realizzati insieme a dodici assistenti nel corso degli ultimi tre anni. La premessa di creare un ponte tra la Siria, il fronte più caldo e violento della contemporaneità, e la Grande Mela ha dello stimolante, ma la resa è al di sotto delle aspettative a causa di un legame tra i due contesti che appare graficamente e concettualmente forzato, oltre che eccessivamente ambizioso e un filo pretenzioso. La resa grafica e tecnica è pregiata grazie a un sapiente uso del rotoscoping (fotogrammi di scene reali ricalcati, così da rendere l’immagine un flusso fluido e movimentato), molto in linea con l’estetica dell’era del muto. La buona resa filologica, accompagnata anche da delle musiche di altissimo livello che sono forse il fiore all’occhiello dell’operazione, non si accompagna però a un’ispirazione concettuale malferma e difettosa, troppo bulimica in quanto a riferimenti e citazioni, che spaziano dai Metallica allo slogan “Make America Great Again” di Donald Trump passando per i bombardamenti siriani con sottofondo hard rock. Il film è letteralmente gravido o per meglio dire tappezzato di rimandi interni (il personaggio di Ellen si fa metafora della Libertà americana), di riferimenti ai migranti, alla paura post 11/9, ma la sensazione generale è di un insieme alquanto sfilacciato, di un tutto inferiore alla somma delle sue parti. In definitiva un oggetto freddo e meccanico, pieno di spunti intellettuali quando non intellettualistici ma tutt’altro che risolto, con delle pulsioni attualizzanti curiose ma mal armonizzate. Anche il personaggio di Nosferatu, che parla diverse lingue come in una babele, appare forzato verso qualcosa di troppo astratto, lontano dalla sua matrice originaria.
Andrea Mastrovito, disegnatore bergamasco trapiantato a New York, riporta al cinema il capolavoro assoluto di Friedrich Wilhelm Murnau, risalente al 1922, con un film d’animazione che guarda anche al Dracula di Bram Stoker e ambienta il tutto a New York. Un progetto ambiziosissimo, che consta di 35.000 disegni realizzati insieme a dodici assistenti nel corso degli ultimi tre anni. La premessa di creare un ponte tra la Siria, il fronte più caldo e violento della contemporaneità, e la Grande Mela ha dello stimolante, ma la resa è al di sotto delle aspettative a causa di un legame tra i due contesti che appare graficamente e concettualmente forzato, oltre che eccessivamente ambizioso e un filo pretenzioso. La resa grafica e tecnica è pregiata grazie a un sapiente uso del rotoscoping (fotogrammi di scene reali ricalcati, così da rendere l’immagine un flusso fluido e movimentato), molto in linea con l’estetica dell’era del muto. La buona resa filologica, accompagnata anche da delle musiche di altissimo livello che sono forse il fiore all’occhiello dell’operazione, non si accompagna però a un’ispirazione concettuale malferma e difettosa, troppo bulimica in quanto a riferimenti e citazioni, che spaziano dai Metallica allo slogan “Make America Great Again” di Donald Trump passando per i bombardamenti siriani con sottofondo hard rock. Il film è letteralmente gravido o per meglio dire tappezzato di rimandi interni (il personaggio di Ellen si fa metafora della Libertà americana), di riferimenti ai migranti, alla paura post 11/9, ma la sensazione generale è di un insieme alquanto sfilacciato, di un tutto inferiore alla somma delle sue parti. In definitiva un oggetto freddo e meccanico, pieno di spunti intellettuali quando non intellettualistici ma tutt’altro che risolto, con delle pulsioni attualizzanti curiose ma mal armonizzate. Anche il personaggio di Nosferatu, che parla diverse lingue come in una babele, appare forzato verso qualcosa di troppo astratto, lontano dalla sua matrice originaria.