Dopo aver ucciso l'assassino di suo padre ed essere arrivato a un passo dall'imperatore, Tiang (Tony Jaa) viene catturato e torturato. Sul punto di essere giustiziato viene liberato e sottoposto a lunghi processi curativi. Nel frattempo un potere oscuro muove le sue trame sul regno.

Forse guidati dall'enorme impatto, a livello commerciale e di visibilità internazionale, avuto con Ong Bak 2 (2008), Tony Jaa, Panna Rittikrai e tutta la produzione hanno pensato che la strada fosse bella che spianata per un altro seguito che chiudesse in trilogia le vicende di Tiang. È inspiegabile però, a patto di non avere il minimo controllo su di uno specifico progetto, capire cosa sia successo tra Ong Bak 2 e Ong Bak 3. Non ci si spiega infatti come in un film d'azione e arti marziali i combattimenti rivestano un 10% scarso dell'intera pellicola: una scelta che mette inevitabilmente in primo piano una storia raffazzonata e di cui francamente importa poco. Ma anche quel poco d'azione che c'è, non colpisce né coinvolge minimamente, facendo sentire ancora di più la mancanza di un regista degno di tale nome.
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