Somewhere
Somewhere
Premi Principali
Leone d'oro alla Mostra del Cinema di Venezia 2010
Durata
97
Formato
Regista
L'esistenza apatica dell'attore hollywoodiano Johnny Marco (Stephen Dorff) è scossa dall'arrivo della figlioletta undicenne Cleo (Elle Fanning), la cui vicinanza lo porterà a compiere il sofferto bilancio di una vita segnata dalla solitudine, nonostante fama, denaro e belle donne.
Al quarto lungometraggio, Sofia Coppola prosegue la sua poetica aerea e sofisticata indagando l'insicurezza, la fragilità e, in definitiva, la profonda malinconia di un uomo ferito nei sentimenti dalla propria incapacità di rapportarsi alla realtà dei piccoli gesti quotidiani e alle emozioni autentiche. Non una condanna del divismo con tutti gli eccessi che comporta o uno scontato percorso di autoanalisi, bensì un ritratto umanissimo così rarefatto da sembrare, a un primo grado di lettura, inconsistente. Ma la Coppola, con il consueto gusto per il dettaglio, carica gli ambienti (lo Chateau Marmont, l'Hotel Principe Di Savoia, il palazzetto del ghiaccio) e il paesaggio (una California ora frenetica, ora desolata) di una forte valenza metaforica, funzionale a descrivere lo stato d'animo del protagonista, per analogia o per contrasto. Il rapporto padre-figlia scivola senza inutili sentimentalismi. Profondamente superficiale? No. Superficialmente profondo? Forse. Fotografia desaturata di Harris Savides e colonna sonora che comprende hit di Gwen Stefani, Foo Fighters, The Police, The Strokes, Bryan Ferry e Phoenix (il cui frontman, Thomas Mars, è il marito della Coppola). Leone d'oro alla Mostra di Venezia, non senza qualche polemica.
Al quarto lungometraggio, Sofia Coppola prosegue la sua poetica aerea e sofisticata indagando l'insicurezza, la fragilità e, in definitiva, la profonda malinconia di un uomo ferito nei sentimenti dalla propria incapacità di rapportarsi alla realtà dei piccoli gesti quotidiani e alle emozioni autentiche. Non una condanna del divismo con tutti gli eccessi che comporta o uno scontato percorso di autoanalisi, bensì un ritratto umanissimo così rarefatto da sembrare, a un primo grado di lettura, inconsistente. Ma la Coppola, con il consueto gusto per il dettaglio, carica gli ambienti (lo Chateau Marmont, l'Hotel Principe Di Savoia, il palazzetto del ghiaccio) e il paesaggio (una California ora frenetica, ora desolata) di una forte valenza metaforica, funzionale a descrivere lo stato d'animo del protagonista, per analogia o per contrasto. Il rapporto padre-figlia scivola senza inutili sentimentalismi. Profondamente superficiale? No. Superficialmente profondo? Forse. Fotografia desaturata di Harris Savides e colonna sonora che comprende hit di Gwen Stefani, Foo Fighters, The Police, The Strokes, Bryan Ferry e Phoenix (il cui frontman, Thomas Mars, è il marito della Coppola). Leone d'oro alla Mostra di Venezia, non senza qualche polemica.