Il giovane impiegato Simon (Jesse Eisenberg) affronta le difficoltà della vita con scarso coraggio e tanto timore, completamente schiacciato dai superiori, dalle responsabilità e dalla collega (Mia Wasikowska) di cui è segretamente innamorato. La sua esistenza verrà completamente stravolta dall’arrivo di James (Jesse Eisenberg), un nuovo collega identico a lui nell’aspetto ma dall’atteggiamento opposto.



Dopo Submarine (2010), il londinese Richard Ayoade decide per il suo secondo lungometraggio di ispirarsi all’omonima opera letteraria firmata da Fëdor Dostoevskij. Peccato che il complesso gioco del doppio in questo film venga quasi esclusivamente affrontato tramite la mimesi dei due protagonisti. In questo senso, il regista appare fin da subito più concentrato nel dispiegare tutto il proprio oscuro immaginario, di cui è un buon esempio la tetra ambientazione in un dispotico futuro cyberpunk, trascurando quasi completamente gli aspetti più intimi e profondi del racconto. Sicuramente non aiutano per nulla le prove incolore di Jesse Eisenberg e di Mia Wasikowska, entrambi apparsi spaesati in una pellicola che fatica a scrollarsi di dosso un fastidioso alone indie alla moda. Rispetto al film precedente, Ayoade compie un passo indietro anche nella colonna sonora, anonima e distante anni luce dal lavoro di fino svolto per Submarine. Il cast di supporto e alcune trovate visive (una su tutte la sequenza della sepoltura) non bastano a salvare il risultato finale.
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