The Girl - La diva di Hitchcock
The Girl
Durata
91
Formato
Regista
Alfred Hitchcock (Toby Jones) sceglie la sconosciuta modella Tippi Hedren (Sienna Miller) per interpretare la protagonista di Uccelli e la mette sotto contratto per utilizzarla anche in Marnie. L’attrazione diventa un’ossessione e la giovane deve destreggiarsi tra recitazione e avances mentre diventa una promettente star.
Capelli biondi, bellezza algida e grazia nel portamento sono gli elementi del prototipo femminile di Hitchcock e la scelta di Sienna Miller, come reincarnazione di tale ideale quale Tippi è stata, è azzeccata: la somiglianza, accentuata da trucco e acconciature, è funzionale alla resa di una piacevole illusione (anche se mimica e movenze risultano studiate a tavolino). I costumi e le ambientazioni dai colori pastello, che rievocano l’atmosfera anni Sessanta, e la ricostruzione di set iconici (come la soffitta invasa dai volatili e la scena nella cabina telefonica) offrono riferimenti e citazioni interessanti per i fanatici del vintage e per i cinefili. Eppure, portare sullo schermo l’ossessione vivente del maestro del brivido poteva dare esiti più soddisfacenti sul fronte del contenuto: si sorvola sulla compromessa relazione tra Hitchcock e sua moglie; la riflessione sulla bellezza fisica viene sfruttata in maniera banale ed è estremamente limitante far derivare la genialità del regista dalle sue pulsioni sessuali represse. Una figura di questo calibro meritava un ritratto meno formale e più profondo, ma poiché il cuore della narrazione è la Hedren, all’introspezione psicologica viene preferito il sentimentalismo. Peccato che lei stessa risulti appiattita sulla figura dell’artista che giganteggia sullo sfondo e che la parabola della sua evoluzione personale non abbia alcuna forza drammatica: quello che conosciamo di lei si limita a ciò che avviene negli studios e quindi a ciò che subisce dentro e fuori dalla scena. Insomma, oltre alla curatissima confezione e alle interpretazioni calcolate al millimetro, c’è poco altro da considerare.
Capelli biondi, bellezza algida e grazia nel portamento sono gli elementi del prototipo femminile di Hitchcock e la scelta di Sienna Miller, come reincarnazione di tale ideale quale Tippi è stata, è azzeccata: la somiglianza, accentuata da trucco e acconciature, è funzionale alla resa di una piacevole illusione (anche se mimica e movenze risultano studiate a tavolino). I costumi e le ambientazioni dai colori pastello, che rievocano l’atmosfera anni Sessanta, e la ricostruzione di set iconici (come la soffitta invasa dai volatili e la scena nella cabina telefonica) offrono riferimenti e citazioni interessanti per i fanatici del vintage e per i cinefili. Eppure, portare sullo schermo l’ossessione vivente del maestro del brivido poteva dare esiti più soddisfacenti sul fronte del contenuto: si sorvola sulla compromessa relazione tra Hitchcock e sua moglie; la riflessione sulla bellezza fisica viene sfruttata in maniera banale ed è estremamente limitante far derivare la genialità del regista dalle sue pulsioni sessuali represse. Una figura di questo calibro meritava un ritratto meno formale e più profondo, ma poiché il cuore della narrazione è la Hedren, all’introspezione psicologica viene preferito il sentimentalismo. Peccato che lei stessa risulti appiattita sulla figura dell’artista che giganteggia sullo sfondo e che la parabola della sua evoluzione personale non abbia alcuna forza drammatica: quello che conosciamo di lei si limita a ciò che avviene negli studios e quindi a ciò che subisce dentro e fuori dalla scena. Insomma, oltre alla curatissima confezione e alle interpretazioni calcolate al millimetro, c’è poco altro da considerare.