Tutte le mie notti
Durata
81
Formato
Regista
In una cittadina di mare, una ragazza (Benedetta Porcaroli) fugge di notte pensando di essere inseguita. La raccoglie e la porta nella propria casa una donna di nome Veronica (Barbora Bobulova): la casa però non è la sua e l'incontro non è stato casuale...
Opera prima di Manfredi Lucibello, prodotta tra gli altri dalla Mompracem dei Manetti Bros, Tutte le mie notti è un thriller al femminile tutto costruito su atmosfere torbide e riflessi minacciosi, che parte da premesse abbastanza fascinose ma disperde quasi tutto il suo potenziale a causa di un approccio estetico carente e deficitario, che sconta tutte le debolezze e le fragili velleità tipiche di tanti esordi. La regia di Lucibello è infatti malamente estetizzante e gli ambienti oscuri degenerano ben presto nel bozzetto, con in più un materiale narrativo quasi da mediometraggio e un montaggio esile e malfermo che copre a malapena le lacune di un approccio piuttosto indeciso, tanto sugli snodi psicologici quanto sull’impatto da destinare alle singole sequenze. I momenti intimi e scomodi tra le due protagoniste sono solo sfiorati, l’erotismo è vagamente e vanamente pruriginoso e l’affresco di un microcosmo privo di redenzione maldestramente calato dall’alto. La Porcaroli torna a interpretare una ragazza alle prese con un privato sessuale travagliato e confuso dopo aver affrontato gli stessi temi da protagonista nella serie di Netflix Baby ma convince a fatica, soprattutto a causa di una sceneggiatura non all’altezza, e non fa meglio la pur volenterosa Bobulova. Piccolo ma significativo ruolo, dai contorni sordidi e predatori, per Alessio Boni.
Opera prima di Manfredi Lucibello, prodotta tra gli altri dalla Mompracem dei Manetti Bros, Tutte le mie notti è un thriller al femminile tutto costruito su atmosfere torbide e riflessi minacciosi, che parte da premesse abbastanza fascinose ma disperde quasi tutto il suo potenziale a causa di un approccio estetico carente e deficitario, che sconta tutte le debolezze e le fragili velleità tipiche di tanti esordi. La regia di Lucibello è infatti malamente estetizzante e gli ambienti oscuri degenerano ben presto nel bozzetto, con in più un materiale narrativo quasi da mediometraggio e un montaggio esile e malfermo che copre a malapena le lacune di un approccio piuttosto indeciso, tanto sugli snodi psicologici quanto sull’impatto da destinare alle singole sequenze. I momenti intimi e scomodi tra le due protagoniste sono solo sfiorati, l’erotismo è vagamente e vanamente pruriginoso e l’affresco di un microcosmo privo di redenzione maldestramente calato dall’alto. La Porcaroli torna a interpretare una ragazza alle prese con un privato sessuale travagliato e confuso dopo aver affrontato gli stessi temi da protagonista nella serie di Netflix Baby ma convince a fatica, soprattutto a causa di una sceneggiatura non all’altezza, e non fa meglio la pur volenterosa Bobulova. Piccolo ma significativo ruolo, dai contorni sordidi e predatori, per Alessio Boni.