L'ultimo pastore (Renato Zucchelli) di una grande città vuole portare il suo gregge in pieno centro, e presentarlo ai bambini della metropoli: sarà così, secondo lui, che capiranno l'importanza della fantasia, del gioco e della libertà.

Più famoso per l'invasione di pecore in piazza del Duomo a Milano che per i suoi reali meriti, un film che sciupa buona parte del suo potenziale – l'ultimo pastore mostra ai metropolitani di domani la forza e il valore della libertà e del sogno – a favore di un obsoleto buonismo che, nelle retrovie, ammacca e deforma lievemente la resa complessiva. Se non mancano elementi a dir poco interessanti, a partire dalla misurata e intelligente regia di Bonfanti, i limiti stanno in un contenuto che vuole “convincere” a ogni costo: a essere più buoni, a essere liberi, a essere migliori. Un pizzico di didascalismo in meno, forse, avrebbe giovato a questa docu-fiction non sempre sincera negli intenti.
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