È il 1995 quando nella settima arte prende il via una vera e propria rivoluzione, e non solo per quanto riguarda il cinema d’animazione. Al pari di quello che fu Biancaneve e i sette nani (1937) per Walt Disney, così è stato Toy Story per John Lasseter: un’opera che segna a tutti gli effetti un prima e un dopo, un punto di non ritorno, un film in grado di creare un immaginario e uno stile inconfondibile, una vetta da cui partire per cercare di arrivare ancora più in alto: verso l’infinito e oltre. Di anni ne sono passati 30 e Pixar (poi divenuta Disney/Pixar dopo l’uscita di Cars – Motori ruggenti) ha regalato al suo pubblico 29 film, tra i quali spiccano alcuni autentici gioielli. Al di là dell’aspetto pedagogico e morale presente in ogni opera, è proprio la prospettiva tecnica e visiva che colpisce maggiormente, con alcune sequenze destinate a rimanere indelebili nella memoria collettiva.
1. Verso l’infinito e oltre – Toy Story (1995)

La frase iconica della Pixar, simbolo di un’intera filmografia, arriva poco dopo l’ingresso di Buzz nella cameretta di Andy, quando lo Space Ranger crea scompiglio nel gruppo di giocattoli e soprattutto in Woody, dapprima accogliente e poi irritato (e invidioso) dal nuovo arrivato. Lo sceriffo invita Buzz a dimostrare di saper volare e lui non esita ad accettare la sfida: passato e presente si fondono, tra Topolino sull’orologio a muro e la palla di Luxo Jr. su cui Buzz rimbalza prima di iniziare il percorso che lo porterà ad un volo nella stanza, prima di “cadere con stile”. «Verso l’infinito e oltre» diventa quindi un monito per lui ma soprattutto per una casa di produzione che, sin dall’esordio, ha ben chiaro dove intende arrivare. Interessante come nel finale la sequenza venga riprodotta all’esterno, con un respiro ancora più ampio: sceriffo e Space Ranger collaborano, salgono sulla macchinina intenzionati a recuperare Andy, partito assieme alla mamma e agli altri giocattoli verso la nuova abitazione. Un volo nel cielo liberatorio, con tanto di ali e braccia spalancate, è l’inno alla libertà di Pixar, che regala una delle tante sequenze emozionanti del suo film d’esordio e, in generale, del suo cinema.
2. Ending Credits – A Bug’s Life – Megaminimondo (1998)

Il secondo film della Pixar, sempre diretto da John Lasseter, è una sorta di rivisitazione della fiaba della cicala e la formica. Ma tra le trovate più interessanti a livello visivo spiccano senza dubbio i titoli di coda. Inizialmente si tratta di immagini di ambienti già visti nel film accompagnati dalle classiche scritte che indicano regista, sceneggiatore, autore del soggetto, compositore e tutti coloro che hanno lavorato al film. Poi, come spesso accade, Pixar decide di spiazzare lo spettatore ed ecco che compare un ciak e subito dopo Hopper pronuncia la sua battuta di fronte alla principessa Atta che, improvvisamente, scoppia a ridere, di fronte allo sguardo sconsolato della cavalletta che sa che dovrà ripetere tutto. Personaggi animati in CGI che si comportano come attori in carne ed ossa: una trovata unica, poi replicata parzialmente in Monsters Inc. (2001) con quel “Nessun mostro è stato maltrattato per realizzare questo film”. Quasi 3’ di bloopers che restano un tassello importante nella storia della Pixar, un’idea esilarante che ha comunque portato l’animazione a un livello più alto, come se stesse dicendo: si, sono disegni, ma dietro c’è un’anima, come se fossero attori reali. La grandezza della Pixar passa anche da qui.
3. Il restauro di Woody – Toy Story 2 (1999)

Dopo che Al McWhiggin ha rapito Woody per completare la sua collezione di Woody e gli amici del West, si rende conto che per dare un valore reale al giocattolo è necessario sistemare il braccio sul quale Andy, inavvertitamente, aveva procurato uno squarcio. Per questa ragione invita un restauratore in casa sua e appena la porta si apre scopriamo il primo interessante easter egg: il vecchietto altri non è che Geri, il protagonista del corto Geri’s Game: a testimoniarlo, anche gli scacchi che vengono mostrati per un breve istante all’interno di un cassettino della sua attrezzatura. Una sequenza ipnotica, in cui l’artigianalità e la cura di ogni gesto vengono elevate ad arte, in cui ogni piccolo cassetto della scatola degli attrezzi nasconde dentro di sé un mondo, un segreto, qualcosa in grado di meravigliare lo spettatore. Il tutto senza sottovalutare l’aspetto simbolico: restaurare Woody, cancellando la scritta Andy, dovrebbe ridare nuova vita allo Sceriffo ma, al contrario, gliela toglie, finché non torneranno i suoi amici a salvarlo.
4. Il risveglio di Sulley – Monsters & Co. (2001)

La sequenza si apre con Sulley che sta ancora dormendo profondamente, mentre la sveglia accanto a lui segna le 6:04. Quando scattano le 6:05 si inizia a sentire una voce che annuncia la prime notizie sulla città e le informazioni meteo: ben presto ci si rende conto che a parlare non è la radio, bensì Mike, già sveglio e attivo, pronto a dare la carica al suo amico, tutt’altro che incline ad alzarsi dal letto. Inizia la sessione di allenamento mattutino dove Mike, con atteggiamento da generale dell’esercito, guida Sulley nello svolgimento di tutti gli esercizi che gli servono per la sua attività di spaventatore. A colpire, ovviamente, è il pelo di Sulley: grazie al processore FitZ, ogni pelo (più di 3 milioni “a riposo”, più di 14 milioni quando è in movimento) è stato animato singolarmente e la resa visiva è straordinaria, qualcosa di mai visto in precedenza e ulteriore dimostrazione di come Pixar fosse all’avanguardia sotto ogni punto di vista. La chicca finale è la pubblicità della Monsters Inc. che passa in tv, con i due spaventatori entusiasti di vedersi in televisione, nonostante il simbolo M che copra il malcapitato Mike.
5. Tra le correnti con le tartarughe – Alla ricerca di Nemo (2003)

«Devo raggiungere la corrente orientale australiana»: questa la richiesta di Marlin, alla disperata ricerca di suo figlio Nemo, mentre si trova sul carapace di Scorza, una tartaruga marina che si sta muovendo assieme a moltissime altre proprio all’interno della corrente ricercata. L’inquadratura si allontana, diventando più ampia, e mostra gli abissi marini attraversati da quella che a tutti gli effetti è una corrente ma che risulta luminosa come se fosse la via Lattea, un percorso privilegiato per riuscire ad arrivare alla meta agognata. Ma ciò che Marlin non sa è che da lì a poco inizieranno le rapide, ed è intrigante vedere quel movimento sottomarino così concitato, con il pesce pagliaccio impaurito e le tartarughe, ormai abituate, gestire la situazione con serenità, insegnando anche ai più piccoli come poter vivere quella situazione.
6. Questione di riflessi - Cars (2005)

Uno dei più grandi successi commerciali della Pixar è allo stesso tempo uno dei suoi film più deboli a livello di complessità e di trama ma anche notevoli da un punto di vista strettamente tecnico e visivo. La prova è la sequenza di apertura del film, dove dal buio, sulle note di Real Gone, inizia pian piano a comparire quello che poi scopriremo essere il protagonista del film: Saetta McQueen. È una sequenza visivamente ricchissima, a partire dai rimandi, dove viene immediatamente mostrata la scritta Lightning McQueen con un riflesso di luce che curva perfettamente seguendo la silhouette dell’auto: visivamente impressionante per l’epoca, fu grazie all’utilizzo del ray tracing nel rendering che fu possibile realizzare una soluzione estetica così accattivante e quasi ipnotica. Si prosegue con due dettagli non indifferenti: il 95 sulla portiera e Lightyear sulla ruota, un chiaro omaggio a Toy Story, l’origine imprescindibile di tutto. L’auto esce lentamente, per far gustare ogni singolo dettaglio estetico e tutta la sua bellezza, fino a inquadrare la saetta luminosa sul fianco e poi a mostrare il volto del protagonista, pronto a iniziare la sua gara. A livello estetico, quindi, l’asticella è stata ulteriormente elevata.
7. La sinestesia – Ratatouille(2007)

Una delle richieste più complesse che si possa fare ad una persona è descrivere il sapore di un alimento, poiché per quanto possa essere preciso e ricco di aggettivi, il gusto rimane comunque un’esperienza soggettiva e difficile da oggettivare, o comunque da raccontare. Eppure la sfida viene raccolta da Brad Bird, che in Ratatouille, non contento di aver portato un topolino in una cucina come chef, decide di mostrare quello che prova Rémy ogni volta che assaggia un sapore differente. La sequenza in cui degusta frutta e formaggio, prima singolarmente e poi contemporaneamente, è un esempio memorabile di sinestesia, in cui il gusto e la vista si incontrano dando vita ad un’esperienza unica.
8. La danza tra le stelle - Wall•E (2008)

Tra i grandi sottovalutati della filmografia Pixar c’è sicuramente Wall•E, uno dei film di fantascienza più profetici e crudeli degli ultimi anni, ma anche una delle opere più delicate e romantiche che la Pixar abbia creato. In particolare è la sequenza della danza tra le stelle a rimanere indelebile negli occhi e nei cuori degli spettatori, che non possono che rimanere incantati di fronte alla delicatezza di due robot (più umani degli stessi umani) che si muovono armonicamente tra gli astri. Il tutto inizia con EVE che spera Wall•E sia sopravvissuto e quando lo trova, lui inizia a muoversi sospinto da un estintore, mentre lei, che è più evoluta e sa volare, non ne ha bisogno. I due ci mettono qualche istante a sincronizzarsi, ma appena riescono inizia la magia, accompagnati da una colonna sonora avvolgente e circondati da un universo che sembra muoversi al loro ritmo, propulsori della nave spaziale compresa: li notano anche i due essere umani (Mary e John, nomi non casuali) che il robot ha risvegliato dal torpore tecnologico, ma è come se nulla esistesse se non la loro meravigliosa danza. “Psst, Computer… define dancing”.
9. La casa volante – Up (2009)

Carl, protagonista di Up, non è mai stato intenzionato a vendere la sua casa, l’ultimo ricordo che ha della sua amata Ellie. Non intende separarsene, a nessun costo, e quando due infermieri della casa di riposo arrivano da lui per portarlo via, Carl finge addirittura di assecondarli, lasciando loro una valigia. Quando i due si allontanano nel vialetto, però, ecco che inizia a comparire un’ombra sempre più grande e, nello stupore (loro e nostro), dal camino della casa compaiono migliaia di palloncini colorati gonfiati ad Elio, un numero così grande da sradicare l’abitazione dalle fondamenta e portarla in alto nel cielo: non prima di essere passato accanto a una finestra dove tra i giochi di una bimba spicca la palla di Luxo Jr., che salta all’occhio prima che l’intera stanza sia inondata di colori avvolgenti. Un volo lento, sulle note del tema principale del film, accompagnato dagli sguardi sognanti di chi vede una casa volare trainata da palloncini: un volo di fantasia, un volo di libertà, un volo verso i propri sogni, che non è mai troppo tardi per realizzare.
10. La grande rapina al treno – Toy Story 3 (2010)

La sequenza di apertura di Toy Story 3 è probabilmente la vetta visiva e narrativa raggiunta dalla Pixar, che in meno di 5 minuti riesce a condensare un mini racconto western appassionante e ricco di colpi di scena esilaranti: basti pensare ai Trolls che compaiono come probabili vittime da salvare quando il treno rischia di crollare dal ponte. Andando con ordine: la sequenza si apre con le nuvole e il cielo, realistici, anche se chi ama questi film sa perfettamente che si tratta della parete della cameretta di Andy. Successivamente la macchina da presa si muove verso il treno, da cui esce un Mr. Potato fiero di aver appena saccheggiato un vagone: ad attenderlo, Woody. La sfida tra i due si sviluppa seguendo le regole dell’inseguimento western, con alcune licenze: l’auto sportiva guidata dagli alieni verdi è un vero colpo di genio. Cowboy, banditi, sceriffi e cavalli, una locomotiva con un simbolico 95 (anno di uscita di Toy Story, ça va sans dire) e un susseguirsi di cambiamenti di genere, con tanto di Rex che ruggisce come il T-Rex di Jurassic Park, spaziando fino alla fantascienza quando entra addirittura un’enorme navicella a forma di Mr. Ham: il climax arriva al culmine ed è qui che avviene lo stacco e scopriamo che è tutto un gioco di Andy. Com’è sempre stato, ma la sospensione dell’incredulità viene in aiuto per immergersi in un immaginario da cinema delle origini ad introdurre il film più potente della quadrilogia e tra i migliori dell’intera filmografia Pixar.
11. La freccia scoccata – Ribelle – The Brave (2012)

«Io sono Merida e gareggerò per ottenere la mia mano». La principessa Pixar mostra la sua emancipazione in una sequenza ricca, tanto incantevole quanto estremamente simbolica. La giovane, nello stupore generale, libera la sua riccia chioma rossa dal cappuccio per iniziare la gara di tiro con l’arco, in quello che è un chiaro omaggio al Robin Hood della Disney. L’assenza di comunicazione tra madre e figlia si esprime attraverso la verbalizzazione aggressiva della madre e un agito silente della figlia, che scocca frecce facendo centro ogni volta, in un climax che culmina con quello che, indubbiamente, è il momento esteticamente più alto di tutto il film. L’inquadratura passa da una messa a fuoco della punta della freccia passando poi al volto della ragazza che trattiene il respiro prima di lasciar andare la freccia che, prima di avviarsi con un ralenty straordinario verso il centro del bersaglio, lascia un taglio impercettibile sulla guancia di Merida. Segno che lascerà una cicatrice, per ricordarle per sempre il momento in cui è diventata donna, emancipandosi dalla madre.
12. Il pensiero astratto – Inside Out (2015)

Gioia e Tristezza stanno seguendo Bing Bong per riuscire a tornare al quartier generale nella mente di Riley, quando l’amico immaginario propone loro una scorciatoia. Gioia è (ovviamente) entusiasta, mentre Tristezza è più cauta e non vorrebbe inoltrarsi in un luogo così rischioso. I tre, dopo pochi passi, vengono chiusi all’interno del tunnel e pian piano iniziano a trasformarsi: inizialmente con un design cubista e pian piano perdendo anche la loro forma originale. “What’s going on?” “We are abstracting!”. Il passaggio successivo è la scomposizione, per poi trasformarsi in personaggi bidimensionali, fino ad arrivare all’ultimo passaggio, quello in cui smettono di essere arte figurativa e si trasformano in concetto astratto, rischiando di rimanere intrappolati per sempre. L’intuizione di sfruttare la bidimensionalità per entrare nella porta è geniale, come del resto tutta la sequenza, tassello prezioso del mosaico straordinario che è Inside Out, capolavoro assoluto.
13. In un campo di lucciole – Il viaggio di Arlo (2016)

Il viaggio di Arlo è un gioiello sottovalutato, spesso troppo poco menzionato e che, invece, meriterebbe più attenzione, in particolar modo dal punto di vista visivo. In particolare, nel film di Peter Sohn (poi regista di Elemental) a rubare gli occhi è la sequenza in cui il piccolo Arlo si trova con Henry, suo padre, in mezzo ad un campo nel cuore della notte. Il piccolo è spaventato e il padre lo invita a passeggiare nell’erba: quando un insetto si posa sul naso di Arlo, lui subito chiede aiuto a suo padre che, avvicinandosi, soffia e mostra al figlio che in realtà a posarsi su di lui è una lucciola. Arlo è meravigliato e i due iniziano a muoversi in armonia in messo al prato, risvegliando le lucciole che li accompagnano nei loro passi come se fossero una scia luminosa magica che rimane indelebile negli occhi di ogni spettatore: «A volte devi superare le tue paure per vedere la bellezza che ti circonda».
14. Il passaggio tra i mondi – Coco (2017)

È la notte prima del dìa de los muertos e il giovane Miguel, appassionato di musica ma con il sogno proibito (dalla famiglia) di coltivare il suo talento, si nasconde nella tomba dedicata a Ernesto de la Cruz. Il giovane impugna la sua chitarra e inizia a parlare alla fotografia del defunto, spiegandogli la situazione. Miguel decide poi di suonare la chitarra e nel momento in cui escono le prime note, le foglie gialle per terra si animano, diventano vive e luminose, nonché (scopriremo) il vero ponte tra il mondo dei vivi e quello dei morti, nel quale entrerà guidato dal suo cagnolino Dante, che prende il nome da chi secoli prima ha scritto l’Opera per eccellenza raccontando un viaggio tra Paradiso, Purgatorio e Inferno. L’aura colorata che circonda Miguel, che dopo pochi istanti si rende conto di quanto accaduto, poco prima di incontrare i suoi parenti defunti e di muovere i suoi primi passi nell’aldilà, dove a regnare sono colori sgargianti (l’arancione, su tutti) e l’allegria.
15. La bolla – Soul (2020)

Firmato Pete Docter, divenuto direttore creativo della Pixar dal 2018, il film è un inno all’ispirazione, alla vocazione, al talento e all’impegno che necessariamente deve accompagnarlo per raggiungere i propri obiettivi. Anche in questo caso Pixar riesce a trasformare in immagini qualcosa di inesprimibile a parole, quel momento di ispirazione totale che permette a chi lo prova di sentirsi in armonia con quel che lo circonda e allo stesso tempo isolato in uno spazio tempo proprio, personale, nel quale poter dar libero sfogo alla propria creatività, trovando la pace. Le parole sono riduttive per descrivere una sensazione così potente, che viene invece trasmessa in maniera efficace attraverso l’immediatezza visiva, in grado di essere evocativa e delicata.
Sequenze memorabili, a volte veri e propri apparenti punti di arrivo che si sono dimostrati poi partenza per altre vette: e oltre. Come promesso sin dal 1995.
Lorenzo Bianchi