I 5 migliori film di Agnès Varda
03/03/2020
In occasione dell’uscita nelle sale di Varda by Agnès, opera testamento di Agnès Varda che ripercorre la propria storica carriera, vogliamo lasciare il nostro personale omaggio all'indimenticabile regista, consigliando quelli che per noi sono i suoi cinque migliori film.
In quinta posizione troviamo Visages, villages (2017). Presentato fuori concorso al Festival di Cannes, il film della Varda è un road movie poetico e immaginifico che ha come punto di partenza l’incontro tra la regista e un fotografo di strada. I due intraprendono un viaggio attraverso la Francia che li porterà a elaborare una personale forma di stupore. La regista non si erge a detentrice di verità e certezze ma, bensì, chiama in causa lo spettatore, guidandolo per tutto l’arco della pellicola attraverso un processo di scoperta e riscoperta.
La quarta posizione spetta a Garage Demy (1991). Delicato e personale omaggio a Jacques Demy, regista e marito di Agnès. Una storia intima, legata a doppio filo con quella della regista belga, dalla quale la Varda decide di non prendere le distanze ma anzi, fin dalle prime inquadrature è chiaro il proposito di trattare la materia in maniera strettamente personale.
Sul gradino più basso del podio troviamo Les plages d’Agnès (2008). Omaggio autobiografico che non scade mai nell’autocelebrazione, palesando invece l’intenzione dell’autrice di continuare a mettersi in discussione. Opera sincera e toccante attraverso la quale la Varda mette a nudo la propria poetica in maniera creativa. Vincitore del premio César come miglior documentario dell’anno.
Seconda posizione per Senza tetto né legge (1985). Pellicola anticonvenzionale e appassionante che si eleva grazie alla peculiarità della propria struttura. Lo scheletro morale del film è infatti retto da flashback, piccoli tasselli che vanno a ricostruire il percorso e l’identità della nostra protagonista. Premio FIPRESCI, Premio OCIC e Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia.
Sul gradino più alto del podio abbiamo Cléo dalle 5 alle 7 (1962). Secondo film della regista belga che si propone di portare alla luce un’opera sul tempo. Soggetto straordinario in grado di spingere lo spettatore a riflettere sulla propria percezione nei confronti dell’universo, guidandolo verso la scoperta del proprio valore. Già dalla sua seconda opera Agnès Varda dimostra maestria e una grande maturità artistica.
Simone Manciulli
In quinta posizione troviamo Visages, villages (2017). Presentato fuori concorso al Festival di Cannes, il film della Varda è un road movie poetico e immaginifico che ha come punto di partenza l’incontro tra la regista e un fotografo di strada. I due intraprendono un viaggio attraverso la Francia che li porterà a elaborare una personale forma di stupore. La regista non si erge a detentrice di verità e certezze ma, bensì, chiama in causa lo spettatore, guidandolo per tutto l’arco della pellicola attraverso un processo di scoperta e riscoperta.

La quarta posizione spetta a Garage Demy (1991). Delicato e personale omaggio a Jacques Demy, regista e marito di Agnès. Una storia intima, legata a doppio filo con quella della regista belga, dalla quale la Varda decide di non prendere le distanze ma anzi, fin dalle prime inquadrature è chiaro il proposito di trattare la materia in maniera strettamente personale.

Sul gradino più basso del podio troviamo Les plages d’Agnès (2008). Omaggio autobiografico che non scade mai nell’autocelebrazione, palesando invece l’intenzione dell’autrice di continuare a mettersi in discussione. Opera sincera e toccante attraverso la quale la Varda mette a nudo la propria poetica in maniera creativa. Vincitore del premio César come miglior documentario dell’anno.

Seconda posizione per Senza tetto né legge (1985). Pellicola anticonvenzionale e appassionante che si eleva grazie alla peculiarità della propria struttura. Lo scheletro morale del film è infatti retto da flashback, piccoli tasselli che vanno a ricostruire il percorso e l’identità della nostra protagonista. Premio FIPRESCI, Premio OCIC e Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia.

Sul gradino più alto del podio abbiamo Cléo dalle 5 alle 7 (1962). Secondo film della regista belga che si propone di portare alla luce un’opera sul tempo. Soggetto straordinario in grado di spingere lo spettatore a riflettere sulla propria percezione nei confronti dell’universo, guidandolo verso la scoperta del proprio valore. Già dalla sua seconda opera Agnès Varda dimostra maestria e una grande maturità artistica.

Simone Manciulli
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