L'ammutinamento del Caine: Corte Marziale
The Caine Mutiny Court-Martial
2023
Paese
Usa
Genere
Drammatico
Durata
108 min.
Formato
Colore
Regista
William Friedkin
Attori
Kiefer Sutherland
Jason Clarke
Jake Lacy
Monica Raymund
Lance Reddick
Quando un capitano della Marina degli Stati Uniti mostra segni di instabilità mentale che mettono a rischio la sicurezza della sua nave, il primo ufficiale lo solleva dal comando e affronta la corte marziale per ammutinamento. Greenwald, un avvocato scettico (Jason Clarke), difende con riluttanza Stephen Maryk (Jake Lacy, l’ufficiale della Marina che ha preso il controllo della nave sottraendola al suo tirannico capitano Queeg (Kiefer Sutherland) nel corso di una violenta burrasca. Man mano che il processo va avanti, Greenwald diventa sempre più interessato a fare chiarezza, domandandosi se quello del Caine sia stato un vero ammutinamento o semplicemente l’atto coraggioso di un gruppo di marinai che non potevano più fidarsi del loro instabile capitano.

Ultimo film di William Friedkin, scomparso all’età di 87 anni poche settimane prima che il film venisse presentazione, fuori concorso, all’80esima edizione della Mostra del cinema di Venezia, L'ammutinamento del Caine: Corte Marziale, tratto dall’omonimo testo di Heman Wouk, si configura come un teleplay prodotto da Showtime e tutto ambientato nell’aula di tribunale della Marina Militare degli Stati Uniti. Per mettere in scena il dibattimento, il regista de L’esorcista (1973) sceglie uno stie sobrio e composto, all’insegna della robustezza e della classicità più esibite, in cui a giocare un ruolo fondamentale è un montaggio canonico ma mai schematico, al servizio dei vari livelli del racconto giudiziario. Come spesso gli è capitato nella sua preziosa filmografia a cavallo tra i generi, “il regista del Male” torna a riflettere sull’ambiguità di ciò che è giusto e sbagliato e su quella che, con un buon livello di approssimazione, si potrebbe definire “la più corta distanziata il bene e il male” e la gestione dei tempi cinematografici, concentrati in un’unica location, permettono allo sguardo del cineasta di concentrarsi sulle minuzie della parola e di far risplendere sullo schermo la sua personalissima trasposizione del secondo ammutinamento della storia della marina americana, raccontato direttamente tramite il processo in corte marziale in cui Mark si ritrovò costretto a giustificare il contenuto delle sue azioni. Significativo, tuttavia, il cambiamento dell’ambientazione, che si sposta dalla Seconda guerra mondiale al Golfo Persico del post guerra in Iraq, attualizzando così il messaggio politico della storia e sganciandolo dal confinamento alla dimensione più storico della lotta al nazismo. La fotografia e la dimensione estetica non sono particolarmente curate e appaiono a tratti perfino sciatte, ma la solidità dell’impianto garantisce una visione stimolante e appassionante, nella quale e fa qua e là capolino una certa meccanicità che Friedkin riesce comunque a innalzare grazie a un ammirevole, lucido e costante lavoro in sottrazione. Il procedural giuridico era stato già affrontato dall’autore in un altro film che s’interrogava sui confini del potere militare, Regole d’onore (2000), mentre la dimensione claustrofobica e asfissiante ha senz’altro dei tratti comuni con altre opere di derivazione teatrale del regista come Bug (2006) e Killer Joe (2011), entrambi tratti da opere di Tracy Letts. Guillermo del Toro, che ha accompagnato quotidianamente Friedkin sul set dandogli una mano come “regista di scorta”, per rassicurare la produzione alla luce delle già precarie condizioni di salute di Friedkin e garantire che tutto venisse mandato in porto, ha raccontato che il film è stato girato in grande economia, ricorrendo di rado a un numero maggiore di ciak rispetto alla soglia minima e necessaria. The Caine Mutiny Court-Martial, romanzo che valse al suo autore Wouk il premio Pulitzer del 1953, era già stato portato sul grande schermo da Edward Dmytryk nel 1954, in una celebre versione con protagonista Humphrey Bogart, L’ammutinamento del Caine, e sul piccolo schermo da Robert Altman nel 1988, in una trasposizione in cui l’ambientazione si spostava da San Francisco a Port Townsend, nello stato di Washington. Oltre che di Friedkin, si tratta anche dell’ultimo film postumo dell’attore Lance Reddick, che ha finito di girare le sue scene prima di morire nel marzo 2023.
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