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Berlinale 2020: i nostri preferiti e chi potrebbe vincere
Siamo ormai giunti all’ultimo giorno di questa sessantasettesima edizione della Berlinale e, come di consueto, vi proponiamo una rapida carrellata di quelli che sono stati i film più apprezzati dalla redazione di LongTake, unitamente a un commento sui pronostici dei vincitori.

La prima edizione a cura di Carlo Chatrian ha presentato diverse opere meritevoli di attenzione anche se, probabilmente, ci si poteva aspettare qualcosa di più corposo soprattutto dalla sezione principale del concorso. Il Festival ha dovuto spendere qualche giorno per mostrare le sue carte migliori e destare attenzione tra il pubblico. Nonostante ciò però, i titoli interessanti non sono mancati assolutamente, tra piacevoli scoperte e solide conferme.

Partendo da quest’ultime, il regista Tsai Ming-liang  ha firmato quello che secondo noi è il titolo più riuscito dell’intera rassegna: Days. La storia di un incontro toccante e intimo tra due solitudini girata praticamente senza l'utilizzo di dialoghi. Un film di immagini e silenzi, un'opera emotivamente trascinante che rinnova la grande potenza dello sguardo del cineasta. Difficile che vada a premi, ma in ogni caso un ottimo tassello del mosaico complessivo. 

Chi invece potrebbe avere qualcosa da dire in fase di premiazione è il bellissimo Favolacce, dei fratelli D'Innocenzo: la vera sopresa del Festival. Ha messo d'accordo tutti con la sua potenza ed energia. Un lavoro maturo e affascinante che meriterebbe l'attenzione dei più e un riconoscimento importante. Sempre per stare sul territorio italiano, anche Elio Germano ha buone possibilità di vittoria per il suo lavoro nel film Volevo nascondermi, di Giorgio Diritti, dove interpreta il pittore Ligabue in quella che è una metamorfosi fisica davvero notevole. Più guerreggiata invece è la battaglia per la miglior interpretazione femminile, in cui le protagoniste di All the Dead Ones, My Little Sister e Always Rarely Sometimes Always (film che complessivamente non ci sono piaciuti più di tanto) potrebbero contendersi il premio. 

Per quanto riguarda il riconoscimento più ambito, l'Orso d'oro come miglior film, la giura capitanata da Jeremy Irons potrebbe confluire proprio su quest'ultimo titolo, incentrato sul dramma di un'adolescente statunitense alle prese con un aborto. Ci auguriamo che Favolacce possa dire la sua anche se probabilmente non riuscirà a competere del tutto, mentre buone possibilità potrebbe averlo anche Undine, di Christian Petzold, regista che stimiamo particolarmente ma che ha deluso le nostre aspettative con questo utlimo progetto comunque apprezzatissimo dal resto della critica. Infine, potrebbe avere voce in capitolo anche First Cow della regista statunitense Kelly Reichardt, una sorta di atipico western culinario basato su una bizzarra amicizia.

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