News
Jerry Lewis, il picchiatello tuttofare della comicità hollywoodiana

Regista e attore, ma, tra le altre cose, anche cantante, conduttore TV e filantropo, Jerry Lewis (16 marzo 1926 – 20 agosto 2017) è tra i più importanti comici a livello internazionale. Grazie alla sua straordinaria mimica facciale e allo stravagante linguaggio del corpo, dà vita a gag surreali e pungenti entrate nell'immaginario collettivo, sia da solista, si in coppia con Dean Martin, con il quale costituisce una memorabile coppia artistica per un decennio, dal 1946 al 1956.

L'apice della sua popolarità abbraccia gli anni Cinquanta e Sessanta, periodo d'oro in cui recita con successo per Frank Tashlin, in Artisti e modelle (1955) ad esempio, per Norman Taurog, celeberrimo Il nipote picchiatello (1955), e per Stanley Kramer, in una piccola parte nella scoppiettante commedia corale Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo (1963). Dirige se stesso in numerose pellicole di successo. La sua prima regia, Ragazzo tuttofare (1960), coincide con uno dei suoi risultati migliori, ma il suo capolavoro da regista (e attore) è Le folli notti del dottor Jerryll (1963). Nel 1966 fonda Telethon, maratona televisiva organizzata in tutto il mondo per raccogliere fondi per combattere la distrofia muscolare. Nel 1999 gli viene assegnato il prestigioso Leone d'oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia.


Andiamo a ripercorrere la sua straordinaria carriera attraverso i 5 (+1) film che lo hanno reso indimenticabile:

Il nipote picchiatello (1955)



Uno dei titoli più celebri del duo Lewis-Martin in cui il primo dà grande prova di istrionismo, regalando momenti davvero esilaranti nei panni di un adulto che regredisce (per necessità) a livello infantile, mentre il secondo appare un po' più in ombra rispetto ai suoi abituali standard. L'esile intreccio condotto con buona mano da Norman Taurog è poco più che un pretesto per le evoluzioni comiche di Lewis e gli assolo canori di Martin: alcuni momenti funzionano decisamente bene, altri denotano una certa ripetitività ma nel complesso siamo di fronte a un prodotto di intrattenimento riuscito e assai godibile. Il soggetto è una sorta di parodia de Il frutto proibito (1942) di Billy Wilder con Jerry Lewis che fa il verso a Ginger Rogers. Memorabili il numero musicale nel campus, il coro diretto da Lewis con Martin che si adatta alla situazione e l'inseguimento acquatico finale.

Artisti e modelle (1955)



Quattordicesimo film della coppia composta da Jerry Lewis e Dean Martin, nonché loro più grande successo commerciale, sostenuto da un budget elevatissimo per l'epoca (un milione e mezzo di dollari). È anche il primo di una lunga collaborazione del duo (e poi del solo Lewis) con Frank Tashlin, proveniente dall'animazione e scelto appositamente per l'operazione. Alcune gag, oltre a quelle di stampo slapstick, richiamano da vicino l'universo scoppiettante dei Looney Toons, diventando un autentico valore aggiunto. Da segnalare la presenza della sublime Shirley MacLaine che, lanciata nello stesso anno da Alfred Hitchcock con La congiura degli innocenti, esplode qui in tutta la sua irriverenza. Si ricordano, inoltre, i momenti musicali (When You Pretend, You Look So Familiar, Sweetheart) e la breve apparizione di Anita Ekberg.

Ragazzo tuttofare (1960)



Esordio alla regia per Jerry Lewis (anche sceneggiatore) con un film senza trama, come enunciato nel prologo da un finto produttore della Paramount. Un omaggio alla slapstick comedy e al cinema muto (ad eccezione del finale, il fattorino protagonista non dice una parola), nonché un esempio di straordinaria libertà creativa, in barba a norme e convenzioni narrative, grazie a un estro comico anarchico, folle e irresistibile che ha nella fisicità, nella mimica facciale e nella costruzione visiva i suoi punti di forza. Un susseguirsi di gag, senza una vera e propria evoluzione del racconto, ma l'inventiva, il gusto per la trovata brillante e una regia fantasiosa e sorprendente (decisamente sperimentale per come sa trasfigurare canoni estetici e espressivi) compensano i limiti della meccanicità con cui gli sketch si accumulano. Da vedere.

L'idolo delle donne (1961)



Opera seconda da regista per Jerry Lewis, co-sceneggiata con Bill Richmond. Rispetto al precedente Ragazzo tuttofare, le gag sono inserite all'interno di un (seppur esile) intreccio e al di là della messa in mostra della propria strepitosa verve comica, Lewis si diverte a prendere in giro Hollywood e l'artificiosità del mondo del cinema. La casa in cui l'ingenuo e mammone protagonista presta servizio è identica a una casa delle bambole, bella da vedere ma fredda, in evidente contrasto con la vitalità delle trovate farsesche e l'ingenuo calore umano del buffo protagonista. Ma, in questo caso, la surreale ingegnosità del regista e interprete funziona a tratti, l'eccedenza di personaggi e situazioni non aiuta e non tutti gli sketch sono riusciti con uguale brillantezza e sagacia. Efficace, a ogni modo, la costruzione immaginifica e decisamente interessante il modo in cui Lewis sperimenta le varie potenzialità espressive della macchina da presa con una libertà stilistica e un'attenzione per l'invenzione visiva decisamente non banali.

Le folli notti del dottor Jerryll (1963)



L'imbranato e introverso professore universitario Julius Kelp (Jerry Lewis) combina solo disastri, attirandosi l'ostilità del rettore, e si innamora della bella studentessa, Stella Purdy (Stella Stevens). Dopo una serie di esperimenti scientifici, Kelp dà vita a una speciale pozione che lo trasforma in un giovane fascinoso e sicuro di sé che si fa chiamare Buddy Love e sembra riuscire a conquistare Stella, ma gli effetti della pozione sono limitati. Quarto e più ambizioso film da regista per Jerry Lewis che rilegge il mito di Jekyll e Hyde, rimescolandone gli assunti teorici. Il “mostro” che emerge dopo la trasformazione è un uomo rude, arrogante e indisponente, ma al contempo estremamente affascinante e per certi versi a suo agio in una società superficiale e attenta quasi esclusivamente all'apparenza. Al contrario il professor Kelp, nonostante la sua goffaggine, la sua timidezza e un aspetto fisico poco attraente si rivela personaggio di buon cuore, sincero e affettuoso nonché fragile nel suo cercare di sentirsi integrato in un mondo che sembra escluderlo. La duplicità di Kelp/Love si rivela dunque metafora acuta sulla mostruosità del conformismo che porta allo svelamento di una natura sopita, respingente e suadente al tempo stesso, con cui pare inevitabile prima o poi fare i conti e imparare a convivere, come mostra il finale a dir poco beffardo. Satira sociale corredata da un'inventiva comica straordinaria, che sa spaziare dal surreale al grottesco, e da una notevolissima capacità di giocare con le immagini (il mondo grigio del professore contrapposto alla sgargiante artificiosità del suo alter ego; l'intelligente e sorprendente uso della soggettiva), con le gag fisiche (gli esiti “cartooneschi” degli esercizi in palestra) e sonore (dopo una sbornia Kelp sente ogni rumore ingigantito all'eccesso) grazie a una padronanza davvero notevole del mezzo cinematografico. Meraviglioso.

Re per una notte (1983)



L'aspirante comico Rupert Pupkin (Robert De Niro) è un fan sfegatato dell'anchorman Jerry Langford (Jerry Lewis), tanto da arrivare a sequestrarlo, pur di riuscire ad andare in onda nel suo show... La profezia di Andy Warhol secondo cui un giorno tutti avrebbero avuto il loro quarto d'ora di celebrità sembra essere lo spunto che ha dato a Martin Scorsese il la per confezionare questa cinica satira del mondo dell'entertainment, che ironizza sull'esasperato fanatismo imperante attorno agli “eroi” mediatici e sulla vacuità del sistema televisivo. Tanta amarezza e poca comicità per un dramma grottesco in cui il grande Jerry Lewis interpreta in sottrazione la maschera di se stesso, mentre Robert De Niro gigioneggia con brio: in fondo, il protagonista è una variazione del Travis Bickle di Taxi Driver (1976), ma la sua follia è dovuta non ai traumi della guerra bensì al disperato bisogno di popolarità.

Categorie

Persone

Maximal Interjector
Browser non supportato.