Dopo una delusione d'amore, l'ingenuo e mammone Herbert H. Herbert (Jerry Lewis) decide di non volere avere più niente a che fare con le donne. Si ritroverà, suo malgrado, a lavorare come uomo tuttofare in una residenza per aspiranti attrici. Nonostante la maggior parte delle ragazze lo sfrutti come cameriere, approfittando della sua bontà d'animo, Herbert stringe amicizia con la fragile Fay (Pat Stanley) che lo aiuterà a superare la sua misoginia autoimposta. Opera seconda da regista per Jerry Lewis, co-sceneggiata con Bill Richmond. Rispetto al precedente Ragazzo tuttofare, le gag sono inserite all'interno di un (seppur esile) intreccio e al di là della messa in mostra della propria strepitosa verve comica, Lewis si diverte a prendere in giro Hollywood e l'artificiosità del mondo del cinema. La casa in cui Herbert presta servizio è identica a una casa delle bambole, bella da vedere ma fredda, in evidente contrasto con la vitalità delle trovate farsesche e l'ingenuo calore umano del buffo protagonista. Ma in questo caso la surreale ingegnosità del regista e interprete funziona a tratti, l'eccedenza di personaggi e situazioni non aiuta e non tutti gli sketch sono riusciti con uguale brillantezza e sagacia. Efficace, a ogni modo, la costruzione immaginifica e decisamente interessante il modo in cui Lewis sperimenta le varie potenzialità espressive della macchina da presa con una libertà stilistica e un'attenzione per l'invenzione visiva decisamente non banali. Godibile, malgrado un ritmo e una gestione della materia narrativa non sempre impeccabili.