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Gary Cooper – L'antidivo di Hollywood

- This time John Wayne does not walk off into the sunset with Grace Kelly.
- That was Gary Cooper, asshole.


Eroe del western e del melodramma hollywoodiano, antidivo per eccellenza, interprete dai sani e granitici principi morali, Gary Cooper (7 maggio 1901 – 13 maggio 1961) ha profondamente segnato la storia del cinema classico, distinguendosi per la sua capacità di trasmettere emozioni al pubblico nonostante la (mai nascosta) mancanza di una vera e propria tecnica attoriale. Nato a Helena, nel Montana, da immigrati britannici, Cooper arrivò al cinema dopo il fallimento della sua vocazione giovanile, quella di disegnatore.



«Sono diventato attore solo per sbarcare il lunario, dopo aver fallito come disegnatore e caricaturista politico»



Inserito dall'American Film Institute all'11º posto tra le più grandi star della storia del cinema, Gary Cooper ha avuto una carriera costellata di successi e grandi ruoli. In occasione dei 120 anni dalla nascita, ripercorriamo la sua filmografia attraverso alcune iconiche immagini!



La carriera di Gary Cooper a Hollywood inizia come controfigura nei film western, e trova il suo splendore solo dopo l’avvento del sonoro, dagli anni Trenta. Tra i primi film di rilevo Partita a quattro, adattamento di un testo teatrale di Noël Coward, l'ultimo film girato da Ernst Lubitsch prima dell'entrata in vigore del Codice Hays. Un film audace, sia per il tema trattato, sia per come sfrutta abilmente tutte le potenzialità del mezzo cinematografico: parte come un film muto in cui la narrazione è cadenzata dagli sguardi, valorizza poi la brillantezza dei dialoghi e infine ottimizza il campionario di immagini allusive e di non detti pregni di significato drammaturgico.




Il 1936 è l'anno di È arrivata la felicità, summa della poetica di Frank Capra in cui Cooper interpreta, in modo semplicemente perfetto, Longfellow Deeds, che vive un'esistenza tranquilla in una semplice cittadina del Vermont. La sua vita cambia quando gli viene annunciato di aver ottenuto una cospicua eredità da uno zio appena deceduto. Il ruolo gli vale la prima candidatura agli Oscar come miglior attore protagonista.


Nel 1938 Cooper rifiuta la parte di Rhett Butler in Via col vento: «Via col vento sta per diventare il più grande flop della storia del cinema, e sarà Clark Gable a perderci la faccia e non Gary Cooper»Famous last words, verrebbe da dire.




L'Oscar arriva nel 1942 grazie a Il sergente York, storia del giovane contadino del Tennessee Alvin York che nel 1914 viene colpito da un fulmine e diventa un pacifista radicale. La propaganda di guerra, tanto in voga all'epoca, fa il suo ingresso nella filmografia di Howard Hawks: il risultato è il più grande successo commerciale per il regista.



«Ho sviluppato un stile, qualunque esso sia, solo perché recitare mi imbarazzava. Per me era doloroso fare un gesto più ampio del minimo indispensabile. Ma un attore deve enfatizzare i propri movimenti se vuole "farli arrivare"" al pubblico. Ero così timido che persino alzare un braccio per indicare qualcosa richiedeva tutto il mio coraggio»





Il 1943 vede la realizzazione di Per chi suona la campana, tratto dall'omonimo romanzo di Ernest Hemingway. Gary Cooper e Ingrid Bergman formano una coppia di grande richiamo e riescono a restituire due personaggi credibili e funzionali.




La stella di Cooper sembra oscurarsi nella seconda metà degli anni Quaranta, per tornare a splendere più luminosa che mai in Mezzogiorno di fuoco. Splendidi paradossi del cinema americano: l'unica incursione di Fred Zinnemann nel western è uno dei massimi capolavori nella storia del genere e, a ben guardare, dell'intera storia della Settima arte. Nella vicenda dell'eroe che da solo va incontro al suo destino non va letta solo una metafora dell'individualismo americano, ma anche la cupa pagina delle persecuzioni maccartiste, vissute dallo stesso sceneggiatore Carl Foreman. Il senso di attesa, al cinema, non è mai stato così palpabile, e il fischio del treno che annuncia l'inizio della resa dei conti è un suono che, chiunque ami il grande cinema, non potrà più dimenticare. Secondo Oscar (a dir poco doveroso) per Cooper: memorabile la sua interpretazione del tormentato sceriffo Will Kane.




Nel 1957 Cooper sostituisce Cary Grant per il ruolo del viveur miliardario Frank Flannagan in Arianna di Billy Wilder, commedia dal sapore mitteleuropeo, elegante e sofisticata, dal ritmo disteso e caratterizzata da un intreccio basato su su scambi di identità e doppi giochi.




Tra gli ultimi ruoli di Cooper quello dell'ex fuorilegge Link Jones in Dove la terra scotta, funereo e autunnale lungometraggio con cui Anthony Mann porta alle estreme conseguenze la sua opera di destrutturazione/rivoluzione del cinema western.


Nell'aprile del 1961, l'Academy Award decide di premiare Gary Cooper con un Oscar alla carriera: James Stewart si presenta sul palco per ritirare la statuetta in sua vece. Cooper morirà circa un mese dopo.
"We're very, very proud of you, Coop".


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