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Luca Marinelli: le cinque migliori interpretazioni

 

In occasione del suo compleanno (e in attesa di vederlo vestire i panni di Diabolik nel prossimo film dei Manetti Bros.!), omaggiamo Luca Marinelli: ecco i 5 ruoli più importanti della sua carriera!

Tutti i santi giorni (2012) di Paolo Virzì
Manifesto in cinema del precariato giovanile. Il regista livornese si focalizza sul lato sentimentale di tale condizione e, in particolare, vengono messe in primo piano le infelicità e le difficoltà di due ragazzi che, nonostante qualità e determinazione, faticano a trovare il proprio posto nel mondo. L’interpretazione di Marinelli è divertente e autentica, rispecchiando al meglio una pellicola che, seppur imperfetta, risulta sentita e fortemente sincera.

In seconda serata su Rai Movie alle 22,55 Tutti i santi giorni di ...


La grande bellezza (2013) di Paolo Sorrentino
Ritratto impietoso della vuotezza estetizzante della società borghese contemporanea, e indubbio omaggio alla Dolce Vita felliniana. Il regista eccelle grazie a una messa in scena suprema, eccessiva e magniloquente del più grande dramma dell’uomo contemporaneo: la solitudine. Marinelli, in un piccolo ma significativo ruolo, veste i panni di Andrea, un giovane e problematico ragazzo il cui destino sarà di grande rilevanza per il protagonista del film, il Jep Gambardella di Toni Servillo.

Intervista: “Sestessamente” Luca Marinelli- Film.it


Lo chiamavano Jeeg Robot (2015) di Gabriele Mainetti
Film italiano che certamente spicca per coraggio e sfrontatezza nell’approcciare il genere supereroistico senza risultare stucchevole o derivativo. L’opera prima del regista è un tripudio di sfacciataggine ed eccessivo cinema di genere a cui va certamente dato il merito di aver esplorato un terreno che da ormai troppo tempo le produzioni italiane avevano confinato nel dimenticatoio. Non mancano i difetti: una scrittura a volte fin troppo rozza e discontinua; un’eccessiva durata (112 minuti che appaiono eccessivamente compiaciuti). Memorabile il villain interpretato da Luca Marinelli, performance da urlo in grado di coniugare echi del Joker, toni apocalittici da supercattivo all’epoca dei social network e riferimenti a un immaginario glam tutto nostrano (la scena in cui lo Zingaro canta Un’emozione da poco di Anna Oxa è da applausi).

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Non essere cattivo (2015) di Claudio Caligari
Testamento artistico del regista che torna a dipingere la dolente quotidianità dei borgatari romani. La realtà tratteggiata da Caligari è misera e disturbante, un mero specchio della degenerazione degli stessi protagonisti (e in particolar modo di Cesare, incarnato da un ottimo Marinelli).

Martin Eden (2019) di Pietro Marcello
Riproposizione del romanzo di Jack London con Luca Marinelli a vestire i panni dell’eponimo protagonista. Esordio di Marcello nella fiction pura attraverso una pellicola che reinterpreta il romanzo ampliandone il respiro, andando così a costruire un racconto universale, non vincolato a coordinate spazio-temporali univoche. Marinelli concede anima e corpo a un personaggio che sembra sentirsi cucito addosso, regalandoci una performance dolce e intensa.

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Simone Manciulli

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