Marlene Dietrich: la nostra top 5
01/04/2020
Il 1 aprile 1930, a Berlino, veniva presentato L'angelo azzurro, di Josef von Sternberg. In occasione dei 90 anni del film con Emil Jannings Marlene Dietrich ecco la classifica dei 5 film più belli interpretati dall'attrice tedesca!

5) L'angelo azzurro (Josef von Sternberg, 1930)



Primo lungometraggio del sodalizio artistico tra Josef von Sternberg e Marlene Dietrich, opera che lanciò l'attrice come diva internazionale e icona destinata a restare indelebilmente impressa nell'immaginario collettivo. Ma la vera anima (nonché protagonista) del film è Emil Jannings, emblema di una borghesia che va a perdere i propri valori, smarrita dinnanzi ai cambiamenti della società e destinata all'autodistruzione.

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4) L'imperatrice caterina (Josef von Sternberg, 1934)



Il potere sessuale e quello politico sono quindi strettamente legati tra loro, Caterina usa la propria carica sensuale per affermarsi e rivendicare il proprio ruolo in un mondo crudele e corrotto, mentre la narrazione è permeata da simbolismi arditi e piuttosto espliciti che manifestano il ruolo preponderante dell'eros e ne mettono in evidenza gli aspetti più seducenti e ambigui. 

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3) Angelo (Ernst Lubitsch, 1937)



Costruisce una narrazione criptica e suggestiva che valorizza contraddizioni e ambiguità, lasciando libero spazio interpretativo allo spettatore dinnanzi a una vicenda volutamente irrisolta e enigmatica. E non contraddice tale impostazione nemmeno un finale più aperto di quanto non possa in apparenza sembrare. Ottima la prova della Dietrich, splendida e tenebrosa.

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2) Testimone d'accusa (Billy Wilder, 1957)



Billy Wilder abbandona il registro della commedia sofisticata, evitando il rischio di perdere smalto su un terreno già ampiamente codificato, e porta sullo schermo la pièce teatrale omonima di Agatha Christie, riprendendo in mano un genere, il giallo, che in passato aveva più volte sfiorato: il risultato è una pietra miliare del legal-thriller contemporaneo. 

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1) L'infernale Quinlan (Orson Welles, 1958)



Adattando il romanzo Contro tutti di Whit Masterson, Welles riesce a elevare un intreccio poliziesco da B-Movie in un'acuta indagine sul male come forza endemica e permeante dell'animo umano, capace di corrompere anche gli individui più insospettabili che si trovano a vivere in una società feroce e priva di qualsiasi speranza di redenzione. Anche l'integerrimo Vargas è costretto a sporcarsi le mani e abbassarsi al livello di Quinlan, poliziotto con un senso della giustizia tutto suo che intende perseguire a ogni costo, assistito da un intuito infallibile che fa passare in secondo piano i modi poco ortodossi con cui porta a termine i suoi casi.

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