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Cinema coreano: i migliori 5 film di Park Chan-wook
Tra i registi più interessanti del cinema coreano degli ultimi anni, Park Chan-wook dal 2000 in avanti ha realizzato pellicole estremamente personali e caratterizzate da una poetica ben definita e riconoscibile, raggiungendo l'apice con Old Boy, che ha fatto innamorare Quentin Tarantino
Il tema della vendetta è stato al centro di una sua celebre trilogia, ma la sua autorialità è dettata anche da uno stile che col passare degli anni si fa sempre più sovrabbondante e barocco, elegante e sopra le righe allo stesso tempo, dotato di un tocco sempre riconoscibile. 
Ecco la classifica delle sue 5 opere migliori:

5) Stoker (2013)



Il primo film statunitense del sudcoreano Park Chan-wook è un thriller dai toni horror che s'insinua sempre più in profondità nella mente di un'ambigua protagonista (interpretata da un'ottima Mia Wasikowska) ribaltandone a più riprese le certezze: India Stoker è un'adolescente pigra e disturbata, vittima di paure e ossessioni sempre più frequenti e il suo personaggio è analizzato con buono spessore. 

4) Mr. Vendetta (2002)



Il primo capitolo della "trilogia della vendetta" di Park Chan-wook è il più asettico, scarno e realistico del trittico, privo della potenza narrativa del successivo Old Boy (2003) e, in questo senso, forse meno originale e più legato a una convenzionale maniera asiatica di concepire il thriller. Tuttavia, il film è condito con una gelida violenza attraente, angosciante e cupa.

3) Join Security Area (2000)



Si tratta di un'opera ricca dal punto di vista psicologico, valorizzata da una regia elegante e rigorosa, capace di intuizioni visive mozzafiato (il finale ne è un esempio) e di evitare cali per l'intera durata. Il ritmo si fa sempre più incalzante, la tensione cresce con il passare dei minuti e così anche il coinvolgimento spettatoriale. Il risultato è un notevole thriller-politico, capace di mostrare tutto il talento di un regista già maturo, seppur sia soltanto alle prime armi (o quasi).

2) Lady Vendetta (2005)



Terzo capitolo della "trilogia della vendetta" del sudcoreano Park Chan-wook che, riprendendo alcuni ingredienti dello splendido precedente Old Boy (2003), mette nuovamente in scena, con grande eleganza, una storia violenta e disturbante in cui di misterioso, però, non c'è quasi niente. La pellicola risulta sostanzialmente divisa in due parti: la prima dedicata allo sviluppo del personaggio della protagonista e alla caratterizzazione dell'ambiente sociale (attraverso la visione d'insieme degli eventi prima e dopo la sua prigionia); la seconda all'esecuzione di una vendetta che ricorda Assassinio sull'Orient Express di Agatha Christie. 

1) Old boy (2003)



Elegantissimo e poetico ritratto di violenza e crisi d'identità, condito con un'estetica postmoderna in grado di rendere personale e modificare efficacemente la trama e lo stile del manga di Nobuaki Minegishi e Garon Tsuchiya su cui si basa, Old Boy è un lungometraggio, crudo e struggente allo stesso tempo, capace di coinvolgere dal primo all'ultimo minuto. Park mischia con maestria il neo-noir più efferato, i film di arti marziali, il melò, la tragedia greca e, non da ultimo, un certo romanticismo malato che si fonde con una evidente ricerca edonistica della perfezione. Tra dolorose sequenze erotiche, onirismi eccentrici, schizofrenie pop e prepotenti drammi analettici, il regista sudcoreano, pur mettendo in risalto la natura fumettistica dell'opera (il martello tenuto in mano dal protagonista che segna una linea direzionale e bidimensionale verso la vittima), riesce sempre a plasmarne gli effetti con uno stile sopraffino.

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