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Grandi “mattoni russi” trasposti sul grande schermo

Manca ormai poco al nostro workshop dedicato a uno degli autori più importanti della storia della settima arte: Andrej Tarkovskij.

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Regista e sceneggiatore russo, Tarkovskij, fin dal suo esordio con L’infanzia di Ivan (1962), film tratto dal romanzo Ivan di Vladimir Bogomolov, si impose come uno degli autori più interessanti del panorama cinematografico, andando a creare una complessa pellicola capace di alternare momenti di crudo realismo a sequenze oniriche di rara potenza visionaria. Grazie a una messinscena unica, dal sapore monumentale, fu l’artista che meglio riuscì a rappresentare e scolpire il tempo sul grande schermo.
Vogliamo quindi tributare il paese natio di Tarkovskij andando a proporvi una selezione delle migliori trasposizioni cinematografiche dei cosiddetti “mattoni russi”.

Ecco i grandi della letteratura russa adattati per il cinema, in rigoroso ordine cronologico.

Raskolnikow (1923) di Robert Wiene


Il regista mette in scena il celebre Delitto e castigo di Dostoevskij e, non abbandonando gli stilemi espressionisti, riesce a dare vita a un microcosmo angosciante dal punto di vista scenografico, che ben riflette la natura tormentata del protagonista. 

Le notti bianche (1957) di Luchino Visconti


Libera trasposizione del celebre racconto (1848) di Fëdor Dostoevskij, Le notti bianche è un'opera in cui, a una narrazione semplice e lineare, si accompagna una ricerca formale di grande forza espressiva. Calato in un'atmosfera ovattata e soffusa, il film rimane sospeso tra reale e fantastico per descrivere l'impossibilità di raggiungere l'amore (la felicità?) da parte di un uomo “condannato” a un destino di illusioni.

Lolita (1962) di Stanley Kubrick


Tratto dal noto romanzo omonimo di Vladimir Nabokov, che scrisse anche la sceneggiatura del film. Più che l'aspetto visivo, contano i dialoghi e l'introspezione psicologica nella mente di un uomo sedotto da (per usare le sue parole) un “misto di infantilismo e volgarità”.

Amore e guerra (1975) di Woody Allen


Parodia intelligente della tradizione letteraria russa (i romanzi di Lev Tolstòj e Fëdor Dostoevskij), con riferimenti colti e divertiti al cinema di Ingmar Bergman e di Sergej Ėjzenštejn, Amore e guerra (“Amore e Morte” nel più pertinente titolo originale) rappresenta una modello di riferimento della capacità di Allen di trasmettere una comicità di rara intelligenza sia attraverso l'immagine sia, soprattutto, grazie al sarcasmo grottesco di uno script infallibile.

Stalker (1979) di Andrej Tarkovskij


Liberamente ispirato al romanzo Picnic sul ciglio della strada (1971) di Arkadij e Boris Strugackij, Stalker è un profondo viaggio all'interno di uno spazio sublime, capace di attirare e spaventare, che tanto somiglia agli abissi della mente umana. Tarkovskij ci guida, proprio come lo stalker che dà il titolo al film, in un'esperienza estetica straordinaria, valorizzata da una cornice di due sequenze (inizio-fine) da pelle d'oca.

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