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Thierry Frémaux parla di cinema, futuro, Netflix e del Black Lives Matter

Ormai è noto: il Festival di Cannes avrebbe dovuto svolgersi un paio di settimane fa tra cinema, lustrini e red carpet, ma il 2020 è tutto tranne che un anno normale. A causa dell'emergenza sanitaria, la kermesse è stata cancellata, annunciando comunque la selezione ufficiale una decina di giorni fa. Il Delegato Generale Thierry Frémaux ha concesso un'intervista a Deadline e ha parlato dell'impatto storico della pandemia, che ha portato alla cancellazione del Festival per la prima volta in più di 70 anni, spaziando poi tra vari argomenti, incluso il Black Lives Matter.

Deadline: Lei ha recentemente affermato che il cinema è più vivo che mai. L'industria è stata duramente provata dall'epidemia da Coronavirus. Quanta fiducia ha nel cinema oggi e nel futuro?
Thierry Fremaux: Più il tempo passa, più immagini vediamo intorno a noi. Una volta c'era la TV, poi le VHS e i DVD, ora Internet e le piattaforme online. Penso che, più il tempo passa, più il cinema emerge come qualcosa di davvero speciale. Innanzitutto per il valore storico e per il tipo di esperienza, unica; poi per la sua essenza. Lockdown e Covid hanno avuto senz'altro un impatto devastante sul cinema tradizionale, ma credo per il futuro che la sua unicità emergerà, quel potere innato che non ha rivali.

D: Ha detto che Da 5 Bloods di Spike Lee sarebbe stato proiettato a Cannes, segnando il ritorno di Netflix dopo 3 anni. Ma Netflix aveva affermato che non avrebbe mandato film se non per il concorso.
TF: Vero, come proiezione speciale, naturalmente, dato che Spike era il presidente di giuria. Netflix era orgogliosa di avere prodotto il film, e noi fieri di proiettarlo. Sarebbe stata anche un'occasione per dimostrare a Netflix che i film non iniziano e finiscono con il concorso. Rispetto ciò che fa Netlix, ma le proiezioni speciali possono essere fantastiche: Pixar, Warner e altri grandi studi sono abituati alle proiezioni speciali.

D: Perché ha deciso di portare due film del regista Steve McQueen? E' la prima volta che ha un regista con due film nella selezione ufficiale? In concorso, da quel che abbiamo appreso?
TF: Sì, è la prima volta. Se avessimo avuto il concorso, entrambi i film sarebbero stati in concorso, per la prima volta. Richard Linklater portò due film a Cannes 2006, ma uno era in concorso e l'altro nella sezione Un Certain Regard. Abbiamo preso due film di Steve McQueen perché erano entrambi splendidi.

D: Come si relazionano questi due film alla morte di George Floyd e alle proteste del Black Lives Matter?
TF: In modo diretto, perché la base è sempre la stessa: il razzismo e la violenza che da esso è generata. Ma Steve McQueen voleva anche scrivere una lettera d'amore alla sua comunità. Sono due film davvero potenti.

D: Ci sono due autori neri tra 56 film annunciati per il Festival (3 includendo Spike Lee). Cannes ha bisogno di migliorare in questo senso?
TF:  Avevamo alcuni film africani incredibili ma gli autori hanno deciso di posticipare la partecipazione al 2021. E possiamo lavorare solo con i film che vengono mandati. Scegliamo i film per il loro valore artistico, e stiamo vedendo emergere una nuova generazione. Sono fiero di aver selezionato i debutti di Steve McQueen, Mati Diop e Ryan Coogler, ed è fantastico che Spike Lee sia stato scelto come presidente di giuria, è il primo afroamerican a ricoprire questo ruolo.

Per l'intervista completa, vi rimandiamo al sito di Deadline.

Nota da IndieWire: la selezione di Cannes 2020 ha incluso alcuni film la cui inclusione era ampiamente pronosticata ma per alcuni titoli si è deciso di aspettare, sperando nell'edizione 2021 del Festival. Tra questi Benedetta di Paul Verhoeven, On a Half-Clear Morning di Bruno Dumont, Memoria di Apichatpong Weerasethakul, Ahed’s Knee di Nadav Lapid, Bergman Island di Mia Hansen-Love, Annette di Leos Carax. Per quanto riguarda Tre piani di Nanni Moretti, potrebbe essere a Venezia.

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