Robert

Bresson

25 settembre 1907, Bromont-Lamothe (Francia) — 18 dicembre 1999, Parigi
Premi Principali
Leone d’oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia 1989
Premio per la miglior regia al Festival di Cannes 1983
Premio per la miglior regia al Festival di Cannes 1957
Regista e sceneggiatore francese. Nato in un piccolo paese della Francia centrale, si laurea in Filosofia alla Sorbona di Parigi. Da pittore si accosta al cinema quasi per caso e conosce la prigionia in un campo di concentramento tedesco. Nel 1943 realizza il suo primo film, La conversa di Belfort (Les anges du péché), cui segue Perfidia (Les dames du Bois de Boulogne, 1945) tratto da un racconto di Diderot e dialogato da Jean Cocteau. Realizza in seguito l’austero e spirituale Diario di un curato di campagna (Journal d'un curé de campagne, 1951), premiato alla Mostra del Cinema di Venezia e tratto dal romanzo di Georges Bernanos, e Un condannato a morte è fuggito (Un condamné à mort s'est échappé, 1956), premio per la regia a Cannes, sul quale influisce non poco la sua esperienza di carcerazione forzata durante la Seconda guerra mondiale. Regista asciutto e rigoroso come pochi altri nella storia del cinema, tra i suoi film, che presentano una nettezza filosofica e morale dai tratti quasi ascetici, spiccano anche Pickpocket (1959) e Il processo di Giovanna d’Arco (Procès de Jeanne d’Arc, 1962), probabilmente il suo film più ostico ed estremo nel proposito di spoglia radicalità. Consolida il suo prestigio autoriale con Au hasard Balthazar (1966), racconto della vita e della morte di un asino dai contorni metaforici e tra le più alte testimonianze artistiche della storia del cinema, e Mouchette – Tutta la vita in una notte (Mouchette, 1967), premiato al Festival di Cannes nel 1967, nuovamente tratto da Bernanos e incentrato sul suicidio di una giovane donna. Così bella, così dolce (Une femme douce, 1969) è il suo primo film a colori e vanta nel cast Dominique Sanda, una delle poche attrici del cinema di Bresson, abituato a lavorare coi non professionisti, ad avere una carriera successiva. Nel 1974 termina Lancillotto e Ginevra (Lancelot du Lac, 1974), per il quale si è avvalso di oltre vent’anni di studi, che palesa l’influenza pittorica di Piero della Francesca e mostra un approccio realistico lontano dalle ingessature della ricostruzione storica. Chiude la sua carriera con Il diavolo probabilmente… (Le diable probablement, 1977) e L’argent (1983), premio per la miglior regia al Festival di Cannes. Negli anni Ottanta lascia il cinema e si ritira a vita privata non trovando alcun produttore disposto a realizzare un film tratto dal libro della Genesi.
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