La dolorosa esistenza dell'asino Balthazar nella campagna francese, sfruttato dai vari padroni a cui viene affidato. Il suo percorso di vita è legato a quello di Marie (Anne Wiazemsky), timida ragazza che lo ha accudito per prima con amore e devozione. Dopo una vita di sofferenza e privazione, l'animale troverà la morte in una landa desolata, mentre la ragazza fuggirà verso una impossibile felicità.

Una delle più alte testimonianze artistiche nella storia del cinema. Racconto di struggente intensità in grado di unire il severo rigore del minimalismo stilistico a uno sguardo di toccante umanità, che diventa straziante testimonianza della cieca crudeltà dell'uomo e del carico di patimenti a cui si è sottoposti nella vita terrena. Figura santificata e simbolo cristologico, l'asino Balthazar diventa allegoria spirituale assoluta nella sua limpida autenticità e il suo candido sguardo compassionevole, privo di ogni sovrastruttura connaturata nella natura umana, trova straordinaria forza espressiva attraverso un composto senso di dignità. Nella sua disadorna purezza, incarna i valori morali eterni, l'essenza evangelica della missione cristiana e l'etica della coscienza al di là di qualsiasi preconcetto o condizionamento. Una parabola che non ha eguali nel restituire un quadro disperato ma profondamente religioso, in cui una realtà arida e mossa da istinti violenti spoglia i sentimenti ma non la capacità di sopportare la sofferenza. Un inno all'innocenza, alla vita, al rispetto dove, tra la genuinità virginale dell'infanzia e la lancinante rassegnazione della vecchiaia, affiora la malvagità radicata nell'essere umano, schiacciato dai desideri materiali (la proprietà, il denaro, il possesso). Tra le numerose sequenze indimenticabili, impossibile non citare il bacio di Marie a Balthazar che regge sul capo una corona di fiori, il gioco di sguardi tra l'asino e gli animali in gabbia che si esibiscono al circo, l'abbandono finale. Un'opera nobile e solenne, autentica poesia in immagini che poggia su una ineguagliabile sensibilità. Eccezionale bianco e nero di Ghislain Cloquet, di una suggestione che il colore difficilmente avrebbe raggiunto. La colonna sonora è costituita dal secondo tempo della Sonata per pianoforte in la maggiore D 959 di Franz Schubert. Premio OCIC (Organisation Catholique Internationale du Cinéma) alla Mostra del Cinema di Venezia.
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